ItaliaOrdine del Tempio S.M.T.H.O. Casella Postale 48 -60025 Loreto, e-mail: segreteriatemplari@libero.itComunità Europea

» Home Page

» Precettoria d'Italia

» Il Gran Precettore

» Il Sacro Graal

» Noi e la Chiesa

» Amici dei Templari

» Comunicati  

» Echi di Stampa 

» Il nostro Papa 

» Il nostro Patrono

» Links

  Echi di Stampa 2

4 ottobre 2007, festività di San Francesco, la Stampa nazionale e non solo, pone un particolare ed inusitato interesse sul nostro Ordine: un cenno divino per un nuovo cammino? Dopo sette secoli di discredito, di silenzio, di fantasie, di assurdità popolari sembra sia giunto il momento di tornare con i piedi per terra e di revisionare le storia impregnata di propaganda negativa fin dal 1308. Proprio dal Vaticano, giustamente, parte quest'azione di revisione. Si riportano integralmente di seguito tre articoli di grandi Giornali nazionali che evidenziano quanto in premessa.

Avvenire, 4 ottobre 2007, pag. 33

Templari, la riabilitazione
di Franco Cardini

Le calunnie sono dure a morire. Quello dei Templari era un Ordine religioso nato nel secondo decennio del XII secolo: originariamente una fraternitas di pellegrini che avevano preso forse parte a quello strano pellegrinaggio armato che si è soliti chiamar «la prima crociata» (1095-1099), che ricevette poi una regola in qualche modo ispirata all'Ordine cistercense, e nella stesura della quale ebbe quanto meno indirettamente mano lo stesso Bernardo di Clairvaux. Il tratto originale (anche se non esclusivo) di tale ordine, come di altri nati nel medesimo secolo, era che esso riuniva alcuni fratres laici autorizzati a portare le armi per difendere i pellegrini e i nuovi principati cristiani nati in Terrasanta (e, poi, anche nella penisola iberica). Il termine canonico che qualificava tali ordini era non religio, bensì militia.
Esauritosi o comunque divenuto problematico il loro ruolo con la fine dell'esperimento dei principati nati dalla crociata, alla fine del Duecento, i Templari - che intanto avevano saputo sviluppare una loro florida attività in campo fondiario e bancario, ma attorno al quale giravano voci insistenti di tralignamento rispetto alla purezza originaria - furono alla fine coinvolti in un memoriabile processo inquisitoriale per eresia, avviato in Francia e dietro al quale c'era la volontà del sovrano di quel paese, deciso a sbarazzarsi dell'ingombrante presenza dell'Ordine e a impadronirsi delle sue ricchezze.
L'opposizione del maestro Jacques di Molay a un prestito di quattrocentomila fiorini d'oro che il Tesoriere del Tempio di Parigi aveva concesso al re di Francia e il dissidio tra papa Bonifacio VIII e re Filippo IV di Francia - durante il quale le sedi dell'Ordine in terra di Francia avevano preso posizione a favore del sovrano, a differenza degli altri Templari - furono tra le cause prossime del processo intentato contro l'Ordine: che ebbe comunque la sua origine immediata dalle confessioni e dalle confidenze di un "pentito", tale Esquieu de Floyran priore templare di Montfaucon, che a partire dal 1305 cominciò a mettere in giro presunte rivelazioni su infiltrazioni ereticali nell'Ordine. Il papa e il re d'Aragona, messi a parte di quelle voci, non vi dettero importanza: ma il re di Francia, che doveva del denaro al Tempio e che era del resto ben deciso a ridurre la Chiesa di Francia sotto il suo controllo eliminando tutte quelle forze sospette di essere troppo strettamente fedeli al papa, aveva tutto l'interesse a lasciarsi convincere che davvero i templari - come recita la lettera regia indirizzata ai funzionari della corona il 14 settembre 1307, festa dell'Esaltazione della Croce - al momento dell'ammissione all'Ordine venissero indotti a rinnegare il Cristo, a sputare sul segno della croce, a darsi ad esecrabili pratiche oscene. Non deve meravigliare che i Templari si facessero così docilmente incarcerare: essi non solo non potevano levare le armi contro dei correligionari perché la loro regola lo impediva, ma soprattutto quelli di loro che si trovavano in Europa erano quasi tutti anziani, o invalidi. Imprigionarli fu uno scherzo da poco.
Le accuse contro i Templari, elaborate nei primi mesi dopo le campagne d'arresto eseguite un po' in tutta Europa - ma con vario grado di efficacia e con esiti diseguali - tra 1307 e 1308, si cristallizzarono in una serie di punti che si potrebbero così enumerare: rinnegavano il Cristo, profanavano il segno della croce, si davano all'adorazione di idoli descritti come di varia forma (come il misterioso Baphometh); erano colpevoli di varie credenze ereticali riguardo ai sacramenti; esercitavano pratiche oscene e omosessuali; si riunivano in conciliaboli segreti dei quali nessuno all'esterno doveva saper nulla.
La lista delle accuse ai Templari, per la verità, ha un marcato aspetto fasullo. Sia che gli avvocati del re di Francia s'inventassero di sanapianta gli addebiti da muovere ai fratres, ispirandosi magari a fenomenologia e a casistica dei processi inquisitoriali per eresia che allora cominciavano a diventare più frequenti, sia che essi raccogliessero ed elaborassero confessioni in qualche modo "autentiche", per estorte che fossero, resta il fatto che l'insieme delle pratiche attestate non ha alcuna coerenza e che ciascuna di esse, singolarmente prese, sembra rinviare a un contesto noto a livello più generico e popolare che non teologico o politico. Durante le cerimonie di ammissione al Tempio, è probabile si verificassero episodi di "nonnismo" anche molto pesanti e brutali, da cui potevano non esser assenti nemmeno atti irriverenti se non addirittura empi.
Il pontefice comprese bene la sostanza dei messaggi che il re di Francia gli inviava, che cioè il destino dell'Ordine era comunque segnato ed era bene accettare il male minore ed evitare scandali: e, com'è noto, sciolse d'autorità l'Ordine in modo ch'esso non fosse condannato, ma che neppure una sua esplicita e conclamata assoluzione compromettesse i rapporti tra regno di Francia e Santa Sede. La pergamena originale rintracciata nel settembre 2001 da una giovane studiosa, Barbara Frale, nell'Archivio Segreto Vaticano, ha mostrato come in seguito a un'inchiesta condotta nella fortezza di Chinon dov'erano rinchiusi i dignitari dell'Ordine del Tempio papa Clemente V concesse loro l'assoluzione, ben convinto del fatto ch'essi non erano affatto eretici. Ma era tardi per arrestare la macchina messa in moto dal re di Francia e dai suoi giuristi.
Con lo scioglimento dell'Ordine nel 1312 , sancito dalla bolla Vox in excelso, e il rogo nel 1314 come relapsi dell'ultimo maestro, Jacques de Molay, e del precettore di Normandia Geoffrey de Charney, che dopo aver ammesso la loro colpevolezza si erano di nuovo proclamati innocenti, cessa la vita istituzionale del Tempio. I beni del disciolto Ordine passarono a quello degli Ospitalieri di san Giovanni, secondo la bolla Ad providam del 2 maggio 1312.
Il corpus dei documenti processuali era già stato edito da Georges Lizerand, Le dossier de l'affaire des Templiers (Paris 1923). Di recente, gli studi di storici quali Alain Demurger e soprattutto di un gruppo di valorosi giovani ricercatori italiani (tra cui vanno ricordati almeno Simonetta Cerrini, Barbara Frale, Francesco Tommasi) , hanno ampliato le nostre conoscenze sino a consentire un rivoluzionario riesame generale del problema.

Il Giornale, 4 ottobre 2007, pag. 18

Processo ai templari, il Vaticano svela i documenti segreti
di Andrea Tornielli

Settecento anni dopo, qualche sprazzo di verità in più sul mistero dei Templari, i cavalieri dell’ordine nato per difendere i luoghi santi di Gerusalemme e trasformatosi poi in una ricca e potente organizzazione sovranazionale accusata di seguire strani rituali. L’Archivio Segreto Vaticano sta infatti per pubblicare Processus contra Templarios, un volume prezioso in edizione rigorosamente limitata a 799 esemplari, dove si potranno leggere le riproduzioni fedeli di antiche pergamene, una delle quali scoperta di recente. L’opera sarà presentata in Vaticano, nella sala vecchia del Sinodo, il prossimo 25ottobre alla presenza dell’Archivista bibliotecario di SantaromanaChiesa, l’arcivescovo Raffaele Farina (futuro cardinale), dal Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, il vescovo Sergio Pagano, e da altre personalità fra le quali il medievalista Franco Cardini e l’archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi.

Tra le novità più significative, la riproduzione del cosiddetto «monoscritto di Chinon», inedito scoperto nel settembre 2001 dalla studiosa Barbara Frale nell’Archivio vaticano: la pergamena era sfuggita fino a quel momento ai ricercatori a causa di un errore di archiviazione commesso nel Seicento. Il documento getta una nuova luce sulla fine dei Templari e attesta che il Papa di allora Clemente V, non li considerava eretici e aveva cercato in tutti i modi di salvarli dal re di Francia Filippo IV il Bello, vero ideatore della loro messa al bando e del loro annientamento.

«Tra le accuse che vennero rivolte ai Templari - spiega il professor Franco Cardini al Giornale - c’erano quelle di essere stati in qualche modo sedotti dall’islam e attirati dall’eresia catara. Due elementi che non potevano coesistere». Cardini, che parteciperà alla presentazione del volume vaticano, sta per pubblicare un libro intitolato La tradizione templare (Vallecchi Editore, pp. 176, 14 euro), che ricostruisce l’intera parabola dell’ordine cavalleresco arrivando fino alle fantasiose e fumettistiche ricostruzioni del Codice Da Vinci di Dan Brown. «Gli avvocati del re di Francia - continua il professore - non avevano in fondo bisogno di costruire un coerente edificio accusatorio: quel che interessava loro era che fosse efficace e credibile al livello di opinione pubblica. Le accuse erano un segnale per il Papa: il sovrano voleva che l’ordine fosse soppresso e poco importava la verifica delle prove». Un’altra delle accuse riguardava il cerimoniale segreto previsto per l’affiliazione: prevedeva che il cavaliere rinnegasse Cristo e sputasse sulla croce. L’atto,a prima vista sconcertante, poteva avere una sua logica, perché il neofita veniva in questo modo sottoposto alle possibili angherie che avrebbe subito se fosse finito prigioniero dei musulmani in Terrasanta. Cardini non esclude che vi potessero essere «inquinamenti ereticali» nei Templari, ma tende a pensare che si trattasse di «cerimonie scherzose, di carattere quasi goliardico», più simili a pesanti episodi dinonnismo cheaculti esoterici.

Clemente V, che viveva con la sua corte ad Avignone, capì che il destino dei Templari era segnato dalla volontà di Filippo il Bello e finì per sciogliere d’autorità l’ordine in modo da non farlo condannare, pur non assolvendolo per non compromettere i rapporti tra la Santa Sede e la Francia. Il nuovo manoscritto, scoperto dalla dottoressa Frale presso il fondo di Castel Sant’Angelo dell’Archivio Segreto Vaticano, contiene proprio l’assoluzione concessa per autorità del Papa a Jacques de Molay e ai maggiori dignitari del Tempio fatti rinchiudere dal re nelle prigioni del castello di Chinon. Lì si recò una speciale commissione, composta dai cardinali plenipotenziari Bérenger Frédol, Etienne de Suisy e Landolfo Brancacci, per condurre un’inchiesta. Il 20 agosto 1308 l’accusa da eresia venne derubricata a quella di apostasia: lo sputare sulla croce veniva infatti considerata una forma di auto-scomunica. Il Papa era dunque ben convinto che i Templari non fossero eretici e non avessero aderito a dottrine sbagliate. Ma pur assolvendoli, Clemente V non riuscì a salvare loro la vita: de Molay e il suo vice Geoffroy de Charny, saranno arsi vivi sul rogo per volontà di re Filippo.

Tutte le storie riguardanti l’adorazione del Baphomet (immagine dell’androgino alato con testa di caprone sormontato da un pentacolo, la stella a cinque punte) e i rituali esoterici che rappresentano i Templari come una setta iniziatica direttamente collegata con la moderna massoneria non sono invece altro che leggende ottocentesche che hanno avuto una straordinaria diffusione. Anche la connessione tra l’antico ordine cavallersco e i miti sulla custodia del santo Graal è, secondo Cardini, «del tutto arbitraria e insostenibile sotto il profilo storico ». Il libro esclusivo e prezioso che il Vaticano si appresta a editare, come quello - più accessibile - del professor Cardini, sono pubblicazioni serie, utili a chi vuol conoscere la storia. Per le «patacche», ci si puòrivolgere a Dan Brown e alla lunga schiera dei suoi anticattolici predecessori.

La Stampa, 4 ottobre 2007, pag. 39

Templari, la verità dopo sette secoli
di Marco Tosatti

Il 25 il Vaticano pubblicherà gli atti del processo che distrusse l’Ordine. Sono stati ritrovati nel 2001 da una ricercatrice in una pergamena che si credeva perduta.

CITTÀ DEL VATICANO. E’un’opera preziosa e segreta, quella che verrà presentata il 25 ottobre nella Sala Vecchia del Sinodo, in Vaticano. Il titolo è di quelli che fanno venire l’acquolina in bocca agli appassionati del genere mistico-esoterico: il Processus contra Templarios si basa, sostanzialmente sul Foglio di Chinon, la pergamena scoperta nel 2001 dalla ricercatrice Barbara Frale nell’Archivio Segreto Vaticano. Ed è proprio l’Archivio che ha deciso di pubblicare quella che viene definita un’opera «monumentale». È un progetto prezioso, un’edizione rigorosamente limitata a 799 esemplari, contenente la riproduzione fedele degli originali conservati nell’Archivio.

L’opera s’inserisce negli Exemplaria Praetiosa, ovvero la più elaborata pubblicazione che l’Archivio abbia finora realizzato. «È un’opera importante - dice lo storico Franco Cardini, che parteciperà alla presentazione del volume -. Contiene gli ultimi documenti pubblicati sulla vicenda, con la pergamena originale rintracciata in Vaticano». La pergamena fu scritta nel 1312, l’anno dello scioglimento dell’Ordine da parte del papa; uno scioglimento, tiene a precisare Cardini, non una condanna: «La prerogativa del papa era quella di sciogliere l’Ordine, ma non lo condannò mai». Il Foglio di Chinon, sfuggito per secoli e secoli all’attenzione degli studiosi a causa di un errore nell’archiviazione compiuto nel XVII secolo, getta una nuova luce sulla fine di quello che fu uno degli Ordini più potenti e famosi del mondo e, fra l’altro, testimonia che il pontefice non lo considerava eretico. La condanna per eresia dei tribunali ecclesiastici locali «si fonda sulle confessioni di alcuni Templari - spiega Cardini - che però poi ritrattarono e per questo motivo furono considerati “relapsi”, cioè ricaduti nell’errore per cui erano stati processati e condannati. E il potere temporale, l’unico che aveva l’autorità per farlo, li condusse al rogo».

Quanto sia importante per l’Archivio quest’opera lo dimostra il «cast» dei presentatori: oltre all’archivista bibliotecario di Santa Romana Chiesa, l’arcivescovo Raffaele Farina (futuro cardinale) e al prefetto dell’Archivio segreto vaticano, il vescovo Sergio Pagano, ci saranno Frale, Cardini e l’archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi.

«Tra le accuse che vennero rivolte ai Templari - spiega Cardini - c’erano quelle di essere stati in qualche modo sedotti dall’Islam e attirati dall’eresia catara. Due elementi che non potevano coesistere». Cardini sta per pubblicare per Vallecchi un libro intitolato La tradizione templare, che rifà la storia dell’Ordine, non trascurando le ricostruzioni del Codice Da Vinci di Dan Brown. I motivi della condanna furono politici (francesi) e non religiosi: «Gli avvocati del re di Francia non avevano in fondo bisogno di costruire un coerente edificio accusatorio: quel che interessava loro era che fosse efficace e credibile al livello dell’opinione pubblica». Salendo sul rogo, Jacques de Molay (in un’immagine ottocentesca) avrebbe maledetto Filippo il Bello e Clemente V. E, in effetti, il papa morì un mese dopo di dissenteria, il re di Francia nel dicembre successivo per una caduta da cavallo. Sempre secondo le innumerevoli leggende fiorite sulla fine dei Templari, il Gran Maestro avrebbe anche maledetto la casa reale francese «fino alla tredicesima generazione»: appunto quella di Luigi XVI, morto, anche lui sul patibolo durante la Rivoluzione.