Yoneko

Pensava che il suicidio fosse l'unica soluzione. Invece...

Anche questa volta ci troviamo di fronte ad un tema profondo. Protagonista assoluta della storia è una ragazza giapponese, Yoneko, che compare nella quasi totalità delle scene. Non ci sono dialoghi diretti, la voce narrante è sempre di Yoneko, è la sua voce a descrivere i suoi pensieri e le sue azioni, e questo sta ad indicare un totale estraniamento dell'individuo dalla propria esistenza. Altri particolari della vita della ragazza vengono appresi mano a mano. Frequenta una scuola superiore, ha le sue amicizie. Ha un fratello ed una sorella, ma ha appena perso la madre. Una madre che l'aveva curata per farla diventare donna è appena morta. Yoneko prova un immenso dispiacere, ma lo deve reprimere per non crearne altro al padre.

Inizia così la riflessione: che senso ha vivere, che senso ha divertirsi, che senso ha soffrire quando poi tutto sembra finire? Yoneko non riesce più a stare con gli amici, che non hanno i suoi pensieri, ed inizia ad isolarsi. Convinta che la risposta manchi per mancanza di intelligenza o di sapienza, si rivolge ai professori ed ai libri. Ottiene come risposta che la vita dell'uomo è un alternarsi ripetitivo di gioie e dolori, e che sarebbe meglio non nascere. Tuttavia, un vivente deve cercare la gioia. Questo a Yoneko non basta, perché non spiega il perché della vita e della morte. Cerca in ogni modo di prendere forza e di vivere spensierata con gli amici, ma finisce per rimanere sola e girovagare per la città. Arrivata alla stazione, decide di prendere il primo treno per il mare, per poter poi essere portata via dalle onde. Ma sbaglia più volte a prendere il treno, in preda alla confusione, fin quando non sceglie di attraversare i binari. Col treno in arrivo.

Il risveglio è in un letto d'ospedale. Yoneko è sopravissuta, ma si accorge di aver subito un'immane mutilazione fisica (tre arti persi). Prova vergogna quando suo padre viene a visitarla, anche alla sua scuola sono tutti sgomenti. Il suo professore preferito prova un senso di rimorso: non aveva capito i suoi problemi, fallendo nel suo compito. Ma ha un'idea: far conoscere a Yoneko alcuni studenti cristiani.

I primi incontri sono poco felici, ma poco a poco, grazie alla dolce tenacia di questi credenti nipponici, Yoneko scopre la Bibbia, la preghiera, una relazione con il Signore, una nuova vita in Cristo. A sancire questo passaggio è una scena chiave: la consegna di un sacchetto pieno di pastiglie di tranquillanti (che Yoneko invece di assumere aveva raccolto per poterli ingerire in un'occasione unica e togliersi la vita) ad un'infermiera. Ma non finisce così: Akira, uno dei membri delle "spedizioni" degli studenti biblici, capisce di provare per l'anima di Yoneko un amore che trascende dalle menomazioni fisiche delle ragazza, ad un primo momento incredula. La vita di Yoneko è stata riempita dalla gioia del Signore, per sempre.