Socrate

 

La prima monografia della serie "Filosofi e Cristo" è dedicata a questo personaggio, benché egli non sia il primo filosofo che si incontri sui manuali. Con Socrate abbiamo comunque il culmine della filosofia greca, tant'è vero che si parla di un periodo "presocratico".

I filosofi del periodo presocratico si interrogarono sulla natura. In particolare alcuni cercavano un principio dal quale derivasse ogni cosa (l'acqua per Talete, l'aria per Anassimene, il numero per Pitagora). Altri cercavano di capire se la realtà fosse stabile (Parmenide) oppure in continuo mutamento (Eraclito). Altri ancora cercarono di scoprire da cosa fosse composta la realtà, e se questa composizione fosse dettata da un essenza superiore (Anassagora) o semplicemente dal caso (Democrito).

Socrate invece fu un rivoluzionario della filosofia, e vedremo perché. Nacque ad Atene nel 469 a. C. da uno scultore ed una levatrice, e per lui fare filosofia era una missione (come sarà per Kierkegaard), una missione necessaria volta al risveglio delle coscienze ed allo smascheramento dei sofisti (filosofi che si dedicavano quasi esclusivamente a studiare il linguaggio per manipolare la verità a loro piacimento, vantandosi di poter dimostrare contemporaneamente una cosa ed il suo contrario).

Come ho già anticipato, Socrate operò una rivoluzione nel modo di fare filosofia: con lui l'indagine non partiva più dall'esterno (cioè dal mondo) ma dall'uomo, che, dotato di ragione, deve ricercare la verità, dichiararla e difenderla, anche se ciò può significare una condanna a morte (come accadde proprio a Socrate, che si tolse la vita con un poco salutare infuso di cicuta quando seppe che su di lui pendeva una condanna per corruzione dei giovani ed irreligiosità).

Così per Socrate l'uomo ha in sé la capacità di arrivare al bene ed alla verità, anche se non sempre riesce ad arrivarci da sé. Compito del filosofo quindi non è tanto insegnare il sapere, ma aiutare l'individuo innanzitutto a riconoscere la propria ignoranza, e solo dopo a tirare fuori la verità che già è dentro di lui, così come la madre di Socrate, che era una levatrice, aiutava i bambini a nascere. Questo processo si chiama "maieutica".

Dette queste cose, passiamo a confrontare Socrate con la Parola di Dio, ed a questo proposito vi posso dire che Socrate fu molto vicino al modo di fare di Gesù, ma lontano dal suo pensiero. Fu molto vicino nel modo di fare perché comunque a lui stava a cuore che la gente scoprisse la verità, e perché amava avvicinare la gente nella strade; ma c'è una caratteristica curiosa che accomuna questo filosofo con Gesù: entrambi non hanno lasciato ai loro discepoli alcun testo, né di autobiografia, né di dottrina. Quello che sappiamo di Gesù, lo sappiamo grazie ai racconti degli evangelisti. A dire il vero, qualcosa ha scritto, ma è un contesto particolare:

Allora gli scribi e i farisei gli condussero un donna còlta in adulterio; e, fattala stare in mezzo, gli dissero: «Maestro, questa donna è stata còlta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?» Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra. E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva in terra. (Giovanni 8: 3-8)

Questo passo l' ho riportato solo per zelo, vediamo piuttosto che cosa distanzia Socrate dal cristianesimo. E' semplice: Socrate credeva che nell'uomo comunque ci fosse una componente "buona", un germe di morale che aspettava solo di sbocciare con l'aiuto di un bravo filosofo. Ma nelle Scritture, fin dalla Genesi, leggiamo tutt'altro.

Giobbe 15:15-16: Ecco, Dio non si fida nemmeno dei suoi santi, i cieli non sono puri ai suoi occhi; quanto meno quest'essere abominevole e corrotto, l'uomo, che tracanna iniquità come acqua!

Geremia 17:9: Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?

Romani 7:18-19: Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio.

Credo che già questi tre passi siano sufficienti per mostrare come la Bibbia dichiari l'uomo incapace di fare il bene e gravato dalla sue colpe. Per questo motivo Davide scrisse questo Salmo, il 51:

Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà; nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti. Lavami da tutte le mie iniquità e purificami dal mio peccato; poiché riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me. Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch'è male agli occhi tuoi. Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi. Ecco, io sono stato generato nell'iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato. Ma tu desideri che la verità risieda nell'intimo: insegnami dunque la sapienza nel segreto del cuore. Purificami con issopo, e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve. Fammi di nuovo udire canti di gioia e letizia, ed esulteranno quelle ossa che hai spezzate. Distogli lo sguardo dai miei peccati, e cancella tutte le mie colpe. O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo. Non respingermi dalla tua presenza
e non togliermi il tuo santo spirito. Rendimi la gioia della tua salvezza e uno spirito volenteroso mi sostenga. Insegnerò le tue vie ai colpevoli, e i peccatori si convertiranno a te. Liberami dal sangue versato, o Dio, Dio della mia salvezza, e la mia lingua celebrerà la tua giustizia. Signore, apri tu le mie labbra, e la mia bocca proclamerà la tua lode. Tu infatti non desideri sacrifici, altrimenti li offrirei, né gradisci olocausto. Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato. Fa' del bene a Sion, nella tua grazia; edifica le mura di Gerusalemme. Allora gradirai sacrifici di giustizia, olocausti e vittime arse per intero;
allora si offriranno tori sul tuo altare.

Ecco la situazione dell'uomo davanti a Dio: l'uomo ha peccato, e non ha la capacità di fare il bene. Anche se l'avesse, non potrebbe comunque cancellare le proprie colpe. E' necessario non solo il perdono divino, ma anche che Dio dia all'uomo uno "spirito nuovo", volto al bene. A tutto questo provvede l'opera di Gesù. Gesù ha preso le nostre colpe, e ci lascia il Suo Spirito. Gesù fa entrare il credente in un riposo, riposo dai propri sforzi di fare il bene e di rimediare agli errori, perché chi ha in sé lo Spirito di Dio, compie automaticamente delle opere buone, e fugge il male. E Socrate? Scusate, ma io scelgo Cristo.

 

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