4. IL SISTEMA OPERATIVO MULTITASKING

I computer sono progettati per svolgere compiti ripetitivi, ma almeno inizialmente non erano capaci di svolgere questi compiti in contemporanea. Il primo home computer (ma sarebbe meglio dire "il primo sistema operativo per home computer") con questa capacità (detta appunto multitasking) è stato proprio l'Amiga 1000 (se non si tiene conto del Sinclair QL), ma disgraziatamente alla Commodore decisero di tenere segreto tutto ciò, e per quattordici anni gli utenti Amiga hanno usufruito dei benefici del multitasking con noncuranza. I PC hanno visto il multitasking solo con OS/2 e poi con Windows '95 e Linux. 

Il multitasking dell'Amiga è pre-emptive, anche con soli 256k di RAM, questo significa che un programma non deve progettato con le dovute precauzioni, ci pensa il sistema operativo a fare coabitare senza problemi i vari processi. Ecco perché in Windows invece all'avvio di un programma DOS a volte appare la scritta "Impossibile eseguire il programma insieme ad altri": si tratta di un programma non progettato per il multitasking e Windows non é capace di "convicerlo". In tutta onestà, il multitasking dell'Amiga ha una pecca anche abbastanza grave: non è a "memoria protetta". Significa che il SO non confina un processo in un blocco di memoria, e che un programma può "sporcare" con una scrittura i dati di un altro programma... 

In vari Amiga (che, ricordiamocelo, è un computer con SO proprietario) una buona parte del sistema operativo multitasking si trova nel Kickstart, ovvero nella ROM. Questo può essere un vantaggio nell'immediato, ma crea difficoltà nell'aggiornamento: per un utente PC che vuole rinnovare il sistema è sufficiente acquistare un nuovo CD con l'ultima uscita della Microsoft oppure scaricare le nuove distribuzioni di Linux; altri utenti devono installare nuovi chip (oppure verosimilmente comprare un nuovo computer). La GUI del SO è detta "Workbench", e questa nei primi Amiga si trovava in un floppy che doveva essere sempre inserito se si voleva "lavorare" data l'assenza dell'hard disk (nella foto l'immagine prodotta dal kick non appena si accende il sistema, ovvero la famosa mano che regge il workbench, peccato poi che quasi sempre si inseriva un gioco...). C'è anche una shell.

La sinergia con UNIX è stretta, tant'è vero che all'inizio per far funzionare il primo prototipo in una dimostrazione venne effettuata un'emulazione con UNIX delle parti mancanti. E' così possibile scambiare agevolmente file ed usare estensioni multiple. Con il linguaggio Arexx si agevola lo scambio di dati tra i vari programmi, quasi unendoli. Grazie ai datatypes, avviene il riconoscimento dei tipi di dati, ed i programmi vengono poi instradati (orientamento all'oggetto). Altro punto di forza è l'autoconfigurazione: non esistono DLL ed ogni periferica è subito riconosciuta all'accensione del computer.

 Su questa architettura è inoltre possibile utilizzare anche Linux (versioni 68k e PPC) e MorphOS (PowerPC nativo), ma non solo.

       

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