Lo Storione cobice e' una specie autoctona e specifica di tutto il bacino adriatico,
dal golfo di Trieste all'isola di Corfu'. In Italia e' stato rinvenuto nel
Po e i suoi affluenti fino al Ticino, nell'Adige, il Brenta, il Bacchiglione, il Piave,
il Livenza e il Tagliamento. Frequenta anche i tratti terminali di alcuni fiumi appenninici.
Molto simile allo storione comune, e' facilmente confondibile dai pescatori
sportivi o professionali, ragione per cui non si hanno ad oggi, dati certi sulla presenza e
distribuzione della specie.
Si distingue testa piu' larga e tozza, ornata di placche ossee.
La colorazione generale del dorso e del ventre appare simile allo storione comune tranne che
per le pinne che sono verdastre invece che rosee.
Le placche ossee sono sempre piu' chiare rispetto al colore di fondo.
La risalita per la riproduzione avviene da marzo a maggio, con le uova deposte da maggio a giugno, anche se
mancano a riguardo dati certi. Come per tutte le specie anadrome, gli sbarramenti idroelettrici hanno
influenzato negativamente i cicli riproduttivi di questa specie.
Presenta una dieta onnivora nutrendosi principalmente di piccoli invertebrati, detriti organici di varia
natura e pesci di piccola taglia per gli esemplari piu grandi.
Le dimensioni massime si raggiungono a circa 10 anni di eta' con una lunghezza di 150 cm. e un peso attorno
ai 28 Kg; la femmina raggiunge generalmente dimesioni superiori al maschio.
E' la specie maggiormente diffusa a livello europeo. E' un pesce anadromo e eurialino che entra nelle
acque dolci per riprodursi. In Italia e' presente con maggior frequenza nel bacino
adriatico dove risale correntemente il Po e tutti i maggiori affluenti, il Piave, l'Adige, il Livenza, il Sile, e i tratti
finali dei fiumi appenninici. Gli sbarramenti idroelettrici hanno limitato grandemente
la monta e la riproduzione di questa stupenda specie, che si addentrava nell'immediato dopoguerra, fino all'altezza di Torino.
La cattura di grossi esemplari e' sempre piu' rara, mentre si fa
spazio l'ipotesi che alcune comunita' siano rimaste
segregate nei tratti di monte degli sbarramenti.
Nel Tirreno lo storione era segnalato nei fiumi Sele, Voltuno , Garigliano-Liri e Arno.
Nel Tevere gli storioni arrivavano fino a Todi, mentre oggi si esclude che arrivino sino ad Orte.
E' una specie dalla forma estremamente affusolata, con file di scudi ossei disposti lungitudinalmente sul dorso,
sul fianco e in posizione ventrale.
Il muso presenta il rostro triangolare caratteristico del genere, provvisto nella faccia inferiore di quattro barbigli.
La bocca e' piccola e prottrattile. Il colore del dorso puo' andare dal grigio/bruno fino al verdastro; il ventre e' biancastro
con riflessi argentei. L'alimentazione e' principalmente a base di molluschi, larve d'insetti, vermi e crostacei. Gli esemplari piu'
grandi arrivano a predare piccoli pesci. La crescita e' veloce anche se inferiore rispetto ai paesi dell'Est europeo: a 5 anni si
arriva 70-80 cm di lunghezza per 2-3 Kg di peso, a 10 anni a 140-160 cm (15-30 Kg), per oltrepassare i 250 cm e un peso di 275 Kg.
La risalita per la riproduzione avviene attorno a marzo-maggio, prima da parte dei maschi, seguiti dalle femmine a distanza di un mese.
La deposizione avviene su fondali ghiaiosi o ciottolosi in piena corrente; i piccoli storioncini stazionano nel fiume per circa 2/4 anni
prima di scendere al mare per risalire solamente a maturazione sessuale avvenuta: circa una decina di anni per i maschi e poco
piu' per le femmine. Le successive risalite possono avvenire a 2/4 anni di distanza l'una dall'altra.
La carne dello storione e' molto apprezzata, per questa ragione sono cresciuti da tempo allevamenti specifici che assolvono anche il
compito di ripopolamento; le uova, nerastre, apprezzate sin dal tempo degli antichi romani per la preparazione del caviale,
sono particolarmente ricche di vitamine.
Chiamato anche Attilo o Beluga, si tratta del piu grosso pesce d'acqua dolce europeo. In Italia e' autoctono anche se le segnalazioni,
mai comunque abbondanti gia' dal secolo scorso si sono di molto rarefatte, al punto da considerare estinto il ceppo adriatico della specie.
Sopravvivono, grazie ad un buona regolamentazione di pesca, mediocri colonie di questo pesce nel Mar Nero, Caspio, nel basso Volga e
Danubio, minacciate comunque da un progressivo deterioramento della qualita' delle acque.
In Italia le segnalazioni riguardano il solo bacino del basso Po fino a Polesella, la zona del delta e catture occasionali in Adriatico
con reti a strascico.
Rispetto agi altri storioni il Ladano presenta importanti modificazioni durante la crescita. Se da giovane si avvicina
come forma e per i rivestimenti ossei allo storione comune, con tanto di rostro appuntito, con l'eta' adulta vede ridursi l'estensione
e il numero delle placche, con ampie zone di pelle liscia. La bocca e' molto piu' ampia rispetto a tutti gli altri storioni.
Sebbene siano stati pescati in Mar Nero nel Caspio esemplari di oltre 8 metri con peso attorno alla tonnellata e mezza, nel
bacino del Po la specie non ha mai oltrepassato i 300 Kg. e i tre metri di lunghezza.
Come per gli altri storioni, la riproduzione avviene a maturazione sessuale avvenuta, con la risalita dei fiumi nella
tarda primavera e la deposizione da parte
delle femmine di un numero elevatissimo di uova su fondali ben ossigenati.
Dopo un breve periodo in fiume il piccolo ladano scende in mare dove inizia la sua fase trofica.
Impressionante la velocita' di accrescimento: ad un anno dalla nascita arrivano a 50 cm. di lunghezza, a cinque anni 1 metro, a 10 anni 1 metro e 70 cm per
arrivare a 20 anni ad oltre i 2 metri e 20 cm.
Si stima un eta' massima attorno ai 75 anni con molti esemplari che superano il secolo.
L'alimentazione di questa specie, specie in eta' adulta, comprende quasi escusivamente pesci; frequente il cannibalismo.
Come gli altri storioni, anche il Ladano ha una carne molto apprezzata, oggetto di pesca professionale
nei paesi dell'est; in Po come in tutta Italia la specie e' protetta dalla direttiva CEE 92/43 quale specie minacciata
di estinzione; normativa di difficile attuazione, specie dal pescatore dilettante, visto la notevole somiglianza con lo storione
comune allo stadio giovanile.
La pesca professionale del Ladano, lungo il Po vedeva l'impiego di tramagli e palamiti specifici; il pescatore sportivo utilizzava
corte e robuste canne da lancio innescate con pesce morto o grossi mazzi di lombrichi.