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  Perché Loreto ?

Dagli ultimi mesi del 2006 la Gran Precettoria templare si è pian piano trasferita da Roma a Loreto. Il perché va anche ricercato nella volontà di risiedere vicino ad uno dei maggiori santuari della Madonna dove è conservata la sua Santa casa di Nazareth. Alla Madonna, Nostra Signora, Notre Dame, Santa Maria, i Templari hanno dedicato la gran parte delle chiese erette da loro. Probabilmente, poi, furono proprio i Templari a trasportare la casa mariana da Nazaret a Loreto. Durante il lungo assedio a San Giovanni d'Acri nel 1291, sopravvisse ancora una ridotta templare a Chateau Pelerin, nei pressi di Nazareth: immaginiamo l'ultima grande impresa dei monaci cavalieri Templari superstiti che smontano alacremente la Casa di Maria, circondati da un nemico che travolge ogni resistenza, e riescono a farla partire via mare alla volta dell'Europa. Ma perché poi la Santa Casa finì a Loreto e non rimase sulla costa dalmata? Fu trasferita nelle Marche nella notte del 10 dicembre 1294 quando era Papa Celestino V "colui che fece il gran rifiuto" e non mise mai piede a Roma. Il potere effettivo era esercitato dal suo vicario - Salvo - che, guarda caso, era vescovo di Recanati. Nulla di più probabile, quindi, che questi abbia voluto far approdare le Sacre pietre a Porto Recanati, uno dei principali scali vaticani, ed abbia preteso che la Casa della Sacra Famiglia si fermasse nella sua diocesi. C'è un prezioso documento, un quadro del '500 conservato nel museo del Santuario, dove si possono vedere le varie tappe del tragitto verso Loreto. La Santa Casa fece un vero pellegrinaggio prima di essere traslata definitivamente dove si trova: prima nel territorio di Recanati presso il suo porto, ma poiché il luogo era frequentato da briganti venne trasferita in un podere dove due fratelli litigarono per contendersi le offerte dei pellegrini, per cui la Casa fu definitivamente collocata su una strada pubblica dove attorno, poi, sorse il  Santuario. Un Santuario fortificato e difeso come una roccaforte, per il timore continuo che i Turchi lo attaccassero per prendersi la sacra reliquia e ridarla all'Islam. Sul legame tra la Casa di Maria e i Templari, occorre aggiungere la presenza tra le sue mura di una pietra con inciso un antico simbolo raffigurante una croce semicosmica. Questo simbolo, segno di pienezza e incompletezza del cielo e della terra, è caro ai monaci cavalieri del Tempio che, nella zona, avevano numerose domus. Tuttora è rimasta in piedi, tra Osimo e Loreto, la chiesa di San Filippo con i resti dell'antica mansione templare, mentre sul portale d'ingresso della vicina Sirolo è ancora visibile una croce patente simile a quella di Cascina Barocco. La croce è intaccata dall'intervento, per fortuna malriuscito, di uno scalpellino che ne voleva eliminare la presenza, ma questa è un'altra storia…  Messi insieme tanti tasselli, comincia a definirsi un mosaico chiaro e la verità finalmente prende corpo.

 

Il Santuario della Madonna di Loreto
 
Il santuario di Loreto conserva, secondo un'antica tradizione, la Casa nazarethana della Madonna. La dimora terrena di Maria a Nazareth era costituita da due parti: da una Grotta scavata nella roccia, tuttora venerata nella Basilica dell'Annunciazione di Nazareth, e da una Casa in muratura antistante. Secondo la tradizione, nel 1291, quando i crociati furono espulsi definitivamente dalla Palestina con la perdita del Porto di Accon, la Casa in muratura della Madonna tu trasportata, "per ministero angelico", prima a Tersatto in Illiria e poi nel territorio di Loreto (10 dicembre 1294). Oggi, in base a nuove indicazioni documentali, ai risultati degli scavi archeologici nel sottosuolo della S. Casa (1962-65) e a studi filologici e iconografici, si va sempre più confermando l'ipotesi secondo cui le pietre della S. Casa sono state trasportate a Loreto su nave, per iniziativa umana. Infatti, un documento del settembre 1294. scoperto di recente, attesta che Niceforo Angelo, despota dell'Epiro, nel dare la propria figlia Ithamar in sposa a Filippo di Taranto, quartogenito di Carlo II d'Angiò, re di Napoli, trasmise a lui una serie di beni dotali, fra i quali compaiono con spiccata evidenza: "Le sante pietre portate via dalla Casa della Nostra Signora la Vergine Madre di Dio". La notizia trova riscontro con quanto alcuni studiosi, agli inizi di questo secolo, dicono di aver letto in altri documenti dell'archivio vaticano, oggi introvabili, secondo i quali la citata famiglia bizantina Angelo o De Angelis, nel sec. XIII, salvò le pietre della S. Casa di Nazareth dalle devastazioni dei musulmani e le fece trasportare a Loreto per ricostruirvi il sacello. Anche alcuni reperti archeologici confermano il documento del 1294: due monete (trovate sotto la S. Casa) di Guido de La Roche, duca d'Atene dal 1287 al 1305 - epoca della traslazione della S. Casa - figlio di Elena Angelo, cugina di Ithamar, e vassallo di Filippo di Taranto; una scritta su una pietra della S. Casa, dove sembra potersi leggere Ateneorum, cioè "degli Ateniesi", con riferimento all'ambito geografico e familiare degli Angelo; una moneta di Ladislao d'Angiò-Durazzo, pronipote di Filippo di Taranto e re di Napoli dal 1386 al 1414, trovata murata tra le pietre della S. Casa insieme con cinque crocette di stoffa rossa di crociati o, più probabilmente, di cavalieri di un ordine militare che nel medioevo difendevano i luoghi santi e le reliquie, e insieme con i resti di un uovo di struzzo, che subito richiama la Palestina e una simbologia riferentisi al mistero dell'Incarnazione. Di grande interesse risultano anche alcuni graffiti incisi sulle pietre della S. Casa, assai simili a quelli riscontrati a Nazareth. Forse dal nome degli Angelo d'Epiro può essere sorta la versione popolare del trasporto della S. Casa "per ministero angelico". Qualunque sia la verità sul trasporto della S. Casa-"per ministero angelico" o per iniziativa umana, essa pure ispirata dall'alto - e certo che Loreto ha un legame tutto speciale con la dimora nazarethana di Maria.

A Nazareth gli scavi hanno appurato che l'abitazione della Vergine, come altre del luogo, era costituita da una grotta scavata nella roccia, luogo di deposito, e da una casa in muratura antistante, luogo della vita quotidiana. Per proteggere la Santa Casa i Bizantini edificarono una basilica poi ampliata dai crociati. La data del "trasferimento" della Santa Casa è tra il 9 e il 10 maggio 1291, in una località della Dalmazia, a Tersatto, prima di essere nuovamente rimossa e riedificata in un boschetto di lauri (da cui il nome di Loreto) presso Porto Recanati la notte del 10 dicembre 1294. Nel maggio del 1291 i crociati persero definitivamente la Terrasanta, nonostante l'estrema difesa dei Templari nel porto fortificato di San Giovanni d'Acri. Ormai era certo: i Musulmani si sarebbero appropriati di una delle principali mete del Pellegrinaggio in Terrasanta, la Casa dove Maria ebbe l'Annunciazione e dove Gesù trascorse l'infanzia. La testimonianza di un pellegrino, Riccardo da Montecroce, nel 1289 conferma che fino a quella data la Casa di Maria si trovava a Nazareth. Ma nel 1348, quando si reca in Terrasanta un altro pellegrino, Nicolò da Poggibonsi, la Casa non c'era più: restava la grotta contro cui erano appoggiate le tre pareti e che tuttora si venera a Nazareth. Anche la Santa Casa di Loreto ha solo tre pareti e gli studi archeologici hanno dimostrato che si inseriscono perfettamente con ciò che resta a Nazareth. Le pietre sono dello stesso tipo e con la stessa datazione di quelle rimaste a Nazareth. Chi erano, dunque, materialmente gli “angeli” che la trasferirono dove ora si trova? Le croci in stoffa rossa che si vedono al Museo di Loreto, la data del "trasferimento", ma anche la Madonna Nera che viene venerata nella Santa Casa non lasciano dubbi. Questa fu solo l'ultima delle imprese leggendarie dei Templari, monaci cavalieri dal mantello bianco come gli angeli, che probabilmente furono di casa anche qui nella grangia di Linterno, un luogo di ospitalità quando via Fratelli Zoia era la "via longa" e corrispondeva ad un percorso di pellegrinaggio che portava a Roma e in Terrasanta durante l'epopea delle crociate nel XII e XIII secolo.

La croce patente sull’arcata d'ingresso dell'adiacente cascina Barocco e i due misteriosi capitelli con croci di Lorena presenti in cascina, ma più ancora la sua accertata dipendenza dall'hospitale dei monaci cavalieri di San Giacomo al Ristocano, la legano molto probabilmente ai Templari. L'Ordine dei Templari era uno dei più potenti e misteriosi Ordini religiosi che si colloca nel contesto storico delle Crociate e che deve il suo nome al fatto di avere il suo quartier generale a Gerusalemme, nel luogo dove sorgeva il Tempio di Salomone. I Templari si definivano "i poveri soldati di Cristo" ed avevano un'organizzazione di tipo monastico, secondo la Regola benedettina di "castità, povertà ed obbedienza". Diventare Templare voleva dire accettare regole durissime e, attraverso il giuramento, spogliarsi della propria identità e donare la propria vita all'Ordine. Le loro imprese erano senza firma, secondo il loro motto "Non nobis, Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam" (non a noi, Signore, non a noi, ma al Tuo Nome dà gloria) così come i loro caduti erano senza lapide poiché, come viene riportato in un piccolo cimitero a Chiaravalle di Fiastra "il loro Nome è scritto nel libro della Vita".

Questi incredibili monaci cavalieri univano alla spiritualità degli ecclesiastici, la determinazione degli uomini d'arme. Potenti e temuti in Europa, erano considerati le guardie dei pellegrini che proteggevano da briganti e calamità naturali, mentre in Terrasanta costituivano l'ultimo baluardo della Cristianità. Gli eserciti che tornavano in Europa dopo ogni crociata li lasciavano come unici difensori dei luoghi santi. Il loro coraggio era leggendario ma sapevano anche garantire lunghi periodi di pace con le popolazioni mussulmane ed ebraiche, con le quali si confrontarono per due secoli assimilandone usi e rituali. Non solo, quindi, uomini d’arme, ma anche una presenza importante nel delicato - e tutt’ora precario – equilibrio di luoghi sacri a tre religioni. Colui che ispirò la loro Regola e fu sempre il loro riferimento fu San Bernardo di Chiaravalle, la più alta autorità spirituale dell'epoca a cui si deve la grande forza espansiva del culto di Notre Dame, nostra Signora Maria, a cui dedicò ben 356 nuove fondazioni. Nel Paradiso dantesco è San Bernardo a guidare Dante alla vista di Dio per sua intercessione presso la Madonna. Anche questa chiesetta è dedicata a Santa Maria Assunta e la Festa dell'Assunzione di Maria del 15 agosto era da tempi remoti la festa della Linterno. Ecco un brano tratto da un inno liturgico dell'epoca di San Bernardo: "O Vergine di Salute, Stella del mare, Tu che avesti per Figlio il Sole di Equità, Creatore della Luce, o sempre Vergine accogli la nostra lode, Regina del cielo, che dispensi rimedi ai malati, Grazie ai devoti, Gioia agli afflitti, celeste Luce al mondo e speranza di salvezza"… Da questa preghiera del XII secolo traspare l'associazione di Maria con la Luna che riflette la luce del Sole: nostro Signore. Così la Luce divina si diffonde nel nostro mondo che non può sopportare direttamente l'intensità di questa Luce. Pensando al rapporto tra il Sole e la Luna, si può comprendere come la dolcezza e lo spirito materno di Maria sia il tramite, la mediazione della Luce divina in terra.

Ma la Madonna Nera di Loreto ha un riferimento che riconduce anche al mito del santo Graal, il sacro contenitore simbolo di perfezione interiore e di Sapienza. La ricerca del Graal era l’ideale del cavaliere Templare. A quell'epoca, le strade pullulavano di uomini in cammino: mercanti, pellegrini, predicatori e cavalieri erranti. Nel viaggio verso la Terrasanta, i pellegrini provenienti dal nord, alzando gli occhi al cielo vedevano la Costellazione della Vergine: era questa la direzione di Gerusalemme. Lungo il percorso, in molte cattedrali legate ai Templari, come a Notre Dame di Chartres, era tracciato un labirinto che i fedeli percorrevano in ginocchio fino al centro per simboleggiare il faticoso viaggio che portava alla rinascita spirituale. La meta era anche il premio: la Gerusalemme celeste, il Graal. A Loreto, secondo un'antica tradizione, i pellegrini percorrono in ginocchio il perimetro della Santa Casa e, sorprendentemente, nella litania di Loreto la Vergine Maria viene descritta come "vaso spirituale, vaso dell'onore, vaso unico di devozione": nel grembo della Madonna, infatti, si era manifestato Dio.

 
La casa di Maria, interno
La casa di Maria, esterno impreziosito
 

Un'antica narrazione della leggenda della translazione

La Santa Casa e la Madonna Nera di Loreto sono da sette secoli una delle principale mete di pellegrinaggio della Cristianità. Gli atti di un processo nel 1315 testimoniano infatti come Loreto era già un centro di devozione internazionale: l'icona della Vergine col Bambino era circondata da torce e immagini di cera. Ogni anno, la notte del 10 dicembre, sulle colline delle Marche si accendono innumerevoli fuochi che ripropongono alle genti il messaggio dell'Annunciazione che ridà speranza all'umanità. La gente del posto celebra così il misterioso passaggio di Maria su queste terre in cerca di un luogo dove fermarsi, così come accadde la notte del primo Natale. I loro bracieri indicano la via a schiere di pellegrini in marcia e invitano Maria a sostare presso le loro case. "Loreto è anche casa nostra" dicono i pellegrini. Presso queste umili pietre i fedeli, peccatori e penitenti, ritrovano da sempre uno spirito di fratellanza: in passato c'era la tradizione di farsi imprimere sulla pelle uno stampo con l'immagine della Madonna e il Bambino a ricordo del pellegrinaggio. Tra i devoti della Madonna di Loreto ricordiamo Papa Giovanni che venne qui a prepararsi spiritualmente al Concilio e Papa Woytjla che disse "Questa Casa fu il luogo della Santa Famiglia. Essa fu il primo tempio, la prima chiesa su cui la Madre di Dio irradiò la sua Luce con la sua maternità".

La Madonna accoglie tutti.

Statua della Madonna di Loreto
 
La statua della Madonna Nera di Loreto è una copia di quella originale, distrutta da un incendio nel 1921, data che corrisponde misteriosamente a quella rovesciata della translazione… Gli studiosi hanno appurato che la prima immagine venerata nella Santa Casa era un'icona dipinta in legno, di probabile origine orientale. Potrebbe avere riferimenti alla Grande Madre e a Iside: così come nell'iconografia, a Iside è associata la Luna attraverso le corna che ha sulla testa, la Madonna Nera di Loreto ha il simbolo delle falci di luna sulla veste. A Lei si rivolgono con speranza i malati, così come tutte le Madonne Nere vengono venerate come guaritrici. Il collegamento tra Maria e Iside potrebbe riallacciarsi ai tre anni trascorsi dalla Sacra Famiglia in Egitto, un tema trattato con ricchezza di particolari dal vangelo apocrifo arabo-siriaco. Molto probabilmente le prime comunità cristiane mediorientali e la Chiesa Copta avevano adottato aspetti e simbologie del culto di Iside a quello Mariano che i Templari assimilarono e trasferirono poi in Europa. Anche il Corano venera la figura di Maria come Madre di Gesù che è paragonato al primo uomo, Adamo, poiché creato direttamente da Dio. Una curiosità: nel 1797 Napoleone, tra il bottino che portò a Parigi, fece trasportare al Louvre la statua della Madonna di Loreto, classificata come “statua di legno orientale di scuola egizio-giudaica”. Venne restituita 5 anni dopo.