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San Charbel Makhlouf                Monaco eremita

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dal 20 giugno2003

Non è semplice scrivere di San Charbel Makhlouf un monaco appartenente all'Ordine Libanese Maronita vissuto nel secolo scorso ed elevato alla Gloria degli altari da Paolo VI il 9 ottobre 1977, non tanto per i suoi miracoli o per i fatti prodigiosi o eclatanti avvenuti durante la sua vita e dopo la sua morte quanto per le sue virtù eroiche che permettono a noi occidentali di conoscere meglio l'intensa spiritualità della Chiesa Orientale.
Riteniamo quindi che la vita di questo Santo, meriti di essere maggiormente conosciuta anche in occidente, specialmente fra le nuove generazioni che sono alla ricerca di una nuova e intensa spiritualità, come dimostrano l'aumento delle vocazioni negli Ordini monastici contemplativi e se riusciremo a comprendere il messaggio che San Charbel ci ha lasciato siamo certi che questi potrà essere un valido aiuto per tutti i credenti.
Abbiamo liberamente tradotto dal francese una lettera del Cardinale Paolo Pietro Méouchi, Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente indirizzata a Mons. Salvatore Garofano Rettore Magnifico della Pontificia Università Urbaniana "De Propaganda Fide" e autore della biografia del Santo redatta in lingua italiana ("Il profumo del Libano" Roma 1977) che riteniamo sintetizzi mirabilmente la spiritualità e le virtù del Santo.
""" Nel dramma dove, attraverso la storia, il mondo si dibatte. i Santi conservano i riflessi di Colui che è nominato "La luce del mondo", Gesù Cristo.
Nell' ultima decade del 19° secolo dove il vento del razionalismo soffia spesso sul Libano un vigile, il monaco Charbel Makhlouf monta la guardia sulla Santa montagna, per affermare nella semplicità del credente e con la presenza di Dio di un anima innamorata che il dramma che scuote l'umanità, nel suo pellegrinaggio terrestre, non trova la sua soluzione che nel ritorno verso le regioni profonde dell'anima dove abita la SS. Trinità.
Sempre nella storia della spiritualità orientale si sono opposte la gnosi dei sapienti e la fede dei semplici. Gli gnostici che cercano di mettere Dio nei limiti della ragione trovano davanti a loro delle anime che preferiscono ritrovare il Creatore sulla via del cuore e dell'esperienza, la via, senza esclusione della dotta ignoranza che si nutre alle grandi fonti della Sacra Scrittura, dei Padri del deserto e della teologia morale. Così faceva San Charbel Makhlouf.
In una spogliazione totale del mondo e soprattutto della propria mente, questo monaco semplice e generoso, ha preferito la pienezza di Dio all'illusione delle ricchezze del mondo. Egli ha messo in pratica che l'avere non è niente e che l'essere è tutto. Dio, la semplicità stessa, non ha niente ma è assoluta. Così bene nella fuga dal mondo - questa è, d'altronde una delle caratteristiche della spiritualità orientale - Charbel ha voluto stabilire con i suoi prediletti il dialogo della fiducia, della presenza e dell'amore. Egli si sentiva costantemente chiamato dal Cristo Salvatore a ritirarsi nella profondità, e i suoi occhi che si chiudono al mondo, si aprono a delle ricchezze insondabili e divine, che nessun occhio ha visto e nessun orecchio ha sentito. (I Cor. 2,9).
Bisogna credere allora che il nostro monaco abbia vissuto la sua gioia crocefisso da un anima tesa costantemente a convertirsi e a fare penitenza in unione con la croce vittoriosa, nell'egoismo di colui che fissato sull' Assoluto, non ha più cura dei miserabili che vivono sulla terra le loro strane avventure? Ma no! Charbel ritrova la Chiesa nel suo pellegrinaggio spirituale. Che cosa ha valso, in effetti, ai suoi occhi la santità che non era ecclesiale che non era per la Redenzione di Cristo s'intende ad un numero sempre più grande di uomini, salvati per il Sangue divino? Che cosa hanno valso delle mortificazioni eroiche - incomprensibili a volte, talmente esse erano eccessive - se esse non erano per riparare se non dei peccati personali come dicevano i Padri della Chiesa, di meno i peccati degli altri, di cui si è solidali per l'edificazione delle stesso ed unico Corpo Mistico di Gesù Cristo.
Questo bene, queste strade della profondità che ha praticato Charbel Makhlouf nella sua esistenza, dimentico del mondo, ma che Dio doveva glorificare con dei prodigi inauditi e senza nome, giacche i valori di questa terra si sono lacerati e che la fede ha lasciato il posto alla visione."""

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