Ipòcrisia
di Nike

Una nuova era calava su Ipòcrisia, la megalopoli divenuta capitale del mondo.La mezzanotte dell’anno 3000 era scoccata da pochi minuti e la luce zampillava dal centro della città come se questa fosse divenuta un nuovo sole, un corpo celeste a sé stante che non aveva bisogno di alcuna precisa legge fisica per pulsare e vivere….Ipocrisia era ormai il cuore della Terra, o almeno di quello che ne era rimasto, in essa si raccoglievano tutte le forme di vita del pianeta, minoranze e maggioranze etniche, animali rari e mutanti raccolti e catturati in ogni angolo del pianeta e rinchiusi nelle grandi Gabbie, androidi e meccanoidi di ogni foggia….Ma ora Ipocrisia era un tripudio di neon colorati, fasci di luce venivano proiettati ovunque sia perché la festa lo imponeva, sia perché i Controllori dovevano tenere d’occhio in ogni momento anche gli angoli più reconditi della megalopoli; musica techno-commerciale era chiaramente distinguibile a miglia di distanza dal Grande Agglomerato e gruppi di Controllori sfilavano armati nelle loro scintillanti armature da Robocop, percorrendo nella loro marcia ogni quartiere; numerosi incendi venivano appiccati ai margini della città e contribuivano a far sembrare Ipocrisia una grande macchia in fiamme al centro del Deserto francese, un’incredibile astronave precipitata su un pianeta disabitato.
Moltissime disco-piazze erano superaffollate e su enormi piattaforme rialzate moltitudini di esseri ballavano e si dimenavano fino al totale sfinimento cosicché la folla intorno non era in grado di giudicare se si trattasse di giovani rampolli impasticcati durante una notte brava o di condannati a morte che, sotto l’effetto del Movirol , si muovevano fino a quando non erano completamente disidratati o sfiniti, per giorni e giorni,sempre col sorriso sulle labbra(anche questo era dato dal farmaco) fino a quando un particolare corpo dei Controllori non li portava via su un grosso camion…
Poiché gli uni non erano riconoscibili dagli altri, nessuno si poneva troppo il problema, si cercava di non dare confidenza e i festeggiamenti continuavano tra schiavitù e libertà, sorrisi imposti dal Movirol e sorrisi imposti dal governo(Ipocrisia era detta la patria del sorriso), senza che nessuno volesse accorgersi di niente….Dal centro della città , dove era stata posta la disco-piazza centrale, quella riservata ai FDP(Figli Di Papà) e ai GMNG(giovani militanti nel governo), si snodavano quattro strade principali, volute 10 anni prima dal PDM(presidente del mondo)….Intorno al centro, per qualche chilometro, si estendeva il quartiere riservato ai Controllori e alle loro famiglie, al controllore capo e agli amici e ai parenti del PDM, mentre l’Aero-Palazzo di quest’ultimo galleggiava proprio sopra la piazza centrale, creando un’ombra gigantesca …Al resto dei cittadini era vietato entrarvi o sostarvi.
Il resto della città era un pazzesco, surreale aggregato di vecchie palazzine, grattacieli cadenti e piccoli aero-villaggi e si estendeva su un’area che nessuno riusciva a calcolare con precisione perché Ipocrisia era viva e si muoveva e lì dove crollava un grattacielo, qui gruppi si organizzavano per la costruzione di un nuovo nucleo di catapecchie (illegali e nascoste all’ombra degli aero-villaggi).
Fuori da Ipocrisia vi era solo il Deserto Grigio e si diceva che una volta vi si estendessero città, paesi, strade, campagne e boschi, ma nessuno ne era sicuro, tutti erano terrorizzati dal solo pensiero di ciò che potevano aver perduto…La pena per chi si allontanava dalla città senza permesso era la prigionia in una speciale clinica in cui si veniva sottoposti a terapie sperimentali per la rieducazione del cittadino disobbediente e la confisca immediata di ogni bene. Inoltre, se non si veniva arrestati la morte sopraggiungeva grazie ai Pirati grigi, ai mutanti scappati dalle Grandi Gabbie o per mezzo delle svariate tribù cannibali e nomadi .

Per quelli del suo quartiere era molto pericoloso uscire per via di tutte quelle parate di Controllori, gli incendi e tutto e poi, per quanto la riguardava, non era un giorno lieto: un nuovo secolo era alle porte e le prospettive non erano proprio delle migliori…In realtà era tantissimo che non usciva: molto tempo prima, qualche volta, si intrufolava fuori dalla finestra,di notte, passando per quello che restava di alcune vecchie scale antincendio e poi andava in giro per le viuzze nascoste e malfamate,e spesso s’incontrava con alcuni suoi amici che facevano lo stesso…Ma ormai non usciva più nessuno, si veniva a sapere sempre più spesso (tramite mezzi di comunicazione non governativi ed illegali) di rapimenti effettuati da un corpo sconosciuto dei Controllori, che comparivano per le strade di ipocrisia, come apparissero dal nulla….E poi, di giorno , e in molti punti della città anche di notte, bisognava essere in ordine e sorridenti e lei non aveva alcuna voglia di sorridere o fingere gioia.
Si passò una mano tra i capelli corti viola acceso, sorseggiò un sorso di Veleno, un distillato (illegale) che proveniva dall’altra parte del mondo e che le aveva procurato un vecchio mutante delle catapecchie, e guardò dallo spiraglio di una delle finestre. La città era tristemente illuminata a giorno e un controllore ubriaco prendeva a manganellate un malcapitato in un angolo della sua strada.Aveva sigillato tutte le finestre con travi di legno e pezzi di metallo, tutte tranne quella sul retro da cui si poteva accedere alla scala: in certi casi era meglio che dal di fuori quell’appartamento sembrasse abbandonato, anche se non lo era affatto. Nyra infatti lo aveva riempito di libri,vecchi e rarissimi libri cartacei, con le copertine colorate e quel prezioso profumo di carta che a lei tanto piaceva;inoltre aveva arredato tutta la stanza con le sue sculture, prodotte grazie a frammenti e oggetti di metallo e altri materiali raccolti nei Cimiteri Industriali,dove venivano buttati pezzi di robot e di elettrodomestici di ultimissima generazione e poi c’era il suo orgoglio principale, una vera Pianta che, una volta, aveva raccolto proprio nei pressi dei suddetti cimiteri e che con una lampada e moltissime cure era riuscita a tenere in vita. Non aveva idea di che pianta fosse, ma l’adorava e si emozionava sempre quando le spuntava una foglia nuova o quando un’altra,divenuta secca, si staccava e cadeva a terra.Poiché non usciva quasi più, si era costruita una specie di rudimentale tapis-rulant con cui poteva simulare una corsa e tenersi in forma e aveva migliaia di f-d e un pci(computer intelligente) con cui scriveva tutto quello che le veniva in mente, annotava tutte le sue idee e teneva anche un diario….Ma la cosa di cui più andava fiera era che, una volta manomesso il televisore-telecamera che si era obbligati a guardare per almeno 6 ore al giorno e con cui si poteva essere direttamente controllati dal palazzo governativo, ora (grazie anche ad un suo intervento al Computer generale che conteneva i dati di tutti i cittadini di Ipocrisia) era, per il PDM, per i controllori, per le autorità ,totalmente inesistente e quindi , almeno in parte, libera.Ovviamente se l’avessero scoperta l’avrebbero subitaneamente ricoverata nelle cliniche speciali, in quanto quelli come lei erano considerati i sabotatori di Ipocrisia, veri e propri pirati informatici e non, persone che dovevano essere eliminate dalla società o quantomeno cambiate….
E così Nyra viveva sempre sull’attenti, attenta ad ogni minimo rumore fuori dalla sua porta, procurandosi da mangiare, da leggere e informazioni grazie ad una rete di “commerci”sotterranea ed invisibile che il governo non era ancora riuscito ad arrestare del tutto…Era difficile e sapeva che fino ad allora la sorte le aveva inaspettatamente sorriso e che il futuro non portava nulla di buono con sé…..

Avvenne tre giorni dopo: se ne stava rilassata, sdraiata sul letto a fumare il ponzio(una sostanza simile all’ashish prodotto dall’estinta canapa indiana) nel suo narghilè, quando avvertì una sensazione strana, simile a quella che avvertono gli animali selvatici quando vengono puntati da un predatore, le si rizzarono i peli su tutto il corpo, le sembrava che di lì a poco sarebbe dovuta fuggire ma non sapeva da cosa, provava un terrore profondo, l’istinto primitivo che ti mette in guardia ancor prima che la ragione riesca ad analizzare cosa sta accadendo….Nyra si era alzata in piedi nervosa, aveva iniziato a camminare avanti e indietro,aveva avvertito strani rumori per le scale, fino a quando, accostando l’orecchio alla porta aveva distinto delle voci,l’incedere pesante dei Controllori,il loro possente bussare alle altre porte con i manganelli….Il cuore iniziò a batterle veloce, le sembrava di averlo in gola, come un boccone che non riusciva a mandare giù, guardò giù dalla finestra sulla scala antincendio: via libera;guardò giù sulla strada:via libera, almeno apparentemente…..Probabilmente non sospettavano che lì abitasse qualcuno ……O forse si….Altrimenti perché avrebbero controllato?
Si guardò velocemente intorno, cosa poteva prendere, cosa portarsi dietro?Non sarebbe più tornata, questo lo sapeva…guardò i suoi libri, i suoi scritti…Qualcuno aveva iniziato a bussare alla porta, prima in modo lieve, poi con più forza….Afferrò il vaso con la pianta, scavalcò la finestra, attenta a fare meno rumore possibile, e scese veloce lungo la scala arrugginita….era difficile poiché lei stava ad un piano alto e alcuni gradini avevano ceduto, mancava un corrimano a cui aggrapparsi ed era terribilmente pericolante;le ci volle un tempo infinito per percorrerla tutta.Quando fu con i piedi a terra, iniziò a correre,senza voltarsi neppure una volta, corse per i vicoli che conosceva solo lei, corse fino a che aveva fiato, con la pianta che dondolava avanti e indietro tra le sue braccia, corse fino a quando si ritrovò nel quartiere del buio, un posto costituito da basse palazzine e coperto da un aero villaggio, dove ogni occhio luminoso era stato accecato, ove non vi era un’insegna illuminata e persino i Controllori non vi si sentivano perfettamente al sicuro….
Si sedette per terra, appoggiò la schiena contro un muro e riprese fiato, sempre con la pianta stretta a sè….
Quando si svegliò, tutt’intorno le apparve l’ambiente asettico tipico di una clinica, le pareti erano di un bianco lucido, attraversate orizzontalmente da listelli neri , e l’ambiente in cui si trovava le sembrava grande quanto un campo da golf ed infinitamente vuoto.Le doleva la testa e si accorse di essere legata ad una sorta di tavolo sopra il quale pendeva un braccio meccanico enorme, di acciaio…Rabbrividì…Non poteva vedere bene, aveva la vista appannata e stranamente, la prima cosa che le venne in mente era la pianta…Già, la pianta, dov’era finita!Non la vedeva lì intorno, dove l’avevano messa?L’avevano già uccisa, forse….?
Iniziò a piangere; sapeva perfettamente che era finita in una delle famigerate cliniche, sapeva che ce l’avevano portata i Controllori, sapeva che quello che l’aspettava era molto peggio della morte….Era perfettamente cosciente di tutto ciò, sin da quando si era svegliata, era consapevole di aver perso la partita…Ma l’unica cosa che voleva era che la sua pianta stesse bene…. “A lei non potranno fare il lavaggio del cervello, lei non ha cervello…Non la potranno incatenare,la potranno al massimo uccidere, ma resterà comunque libera….” E desiderò ardentemente essere una pianta, magari uno di quei grandi pini ombrosi di cui si parlava tanto oppure una pianta d’appartamento, elegante e verdissima o ancora un arbusto selvaggio, come probabilmente era il suo….Iniziò a piangere, solo che le lacrime non sgorgavano perché le avevano somministrato un farmaco che impediva loro di sgorgare. Iniziò a singhiozzare, solo che le avevano cucito le labbra ed i suoni che ne uscivano erano sinistri, come tonfi attutiti…
L’ultima cosa che riuscì a vedere, prima che si avvicinasse un uomo, con una tuta che lo copriva dalla testa ai piedi, e mettesse in moto il braccio meccanico che avrebbe operato su lei, fu una foglia, per terra, una foglia verdissima che risaltava incredibilmente in quello sfondo bianco….
Aveva ancora in testa quell’immagine quando si alzò; è quasi assurdo come nei sogni si possano percepire i colori…e sono colori strani, sono le idee dei colori….Eppure quell’immagine era così vivida, le aveva dato una sensazione di malinconia fortissima….E poi c’era il particolare della pianta, uguale alla sua….probabilmente si era immedesimata nella ragazza del sogno o, anzi,magari era proprio lei…..Solo che…Non aveva senso, quello strano mondo, quella tizia…Era come se le fosse stata narrata una storia, e lei fosse stata la spettatrice di un dramma rappresentato nella sua stessa mente da un regista e degli attori sconosciuti.
La pianta comunque stava bene, era lì,dentro il vaso scuro e sporco di terra, con quel misero sottovaso verde… “Appena uscirò da qui, le comprerò un vaso bellissimo, concime di prima qualità e la nutrirò con acqua di sorgente”pensò, ma poi si ricordò che non sapeva se sarebbe mai uscita da lì, che magari ci sarebbe morta lì o che magari il mondo fuori di lì non c’era più e non ci sarebbe stata acqua di sorgente né concime né persone né altre piante né terra non contaminata….
Non aveva mai capito perché avessero portato una pianta all’interno del bunker e aveva pensato che nonostante il consumo d’acqua ed energia in più che sarebbe costata , forse avrebbe ricordato a tutti loro com’era una volta il mondo….
Comunque, quando sei in un bunker antiatomico da un mese con altre 7 persone, farsi domande e trovare risposte diventa il passatempo principale. E quando tutti iniziano ad odiarti, semplicemente perché sono costretti con te per un periodo di tempo che potrebbe divenire infinito o che lo sembra già, risulta facile affezionarti ad una pianta, ed è un rapporto difficile, contrastato,precario, perché sai perfettamente che la prima ad essere sacrificata,in situazioni d’emergenza, sarà lei, la povera piantina, se non morirà prima a causa delle difficili condizioni….Ma la pianta, nel suo genere, doveva essere una sorta di eroina, perché non sembrava dare segni di cedimento e Marta ne andava fiera.

I sogni però sono difficili da controllare, a volte ti entrano dentro, penetrano sotto la pelle, ti si infilano sotto le unghie, divengono un’ossessione che cresce ad ogni istante ed alimenta paranoie e quando non hai nessuno con cui parlare, quando passato, presente e futuro sono la stessa cosa, così passivamente uniformi, un sogno particolare può essere la salvezza.Oppure la perdizione.
Per tutto il giorno ci pensò, ogni sua azione le ricordava un particolare di quello strano incubo,ogni suo pensiero ricalcava quelli di Nyra:uno strano senso di disperazione la prendeva, col passare delle ore, fino a quando non riuscì più a distinguere razionalmente cosa era dato dal sogno, cosa da quella triste realtà che stavo vivendo ma di cui pareva accorgersi solo ora….
I giorni trascorrevano, ormai nessuno parlava più con nessun altro, l’indifferenza era assoluta e quando qualcuno si scambiava degli sguardi, questi erano così taglienti che sembravano poter davvero procurare dolore fisico….Marta passava le ore a letto, magari sperando in un altro sogno che, per quanto orribile potesse essere, l’avrebbe portata via di lì….Ma non sognava più, il suo sonno pareva come drogato, pesante ed oscuro, silenzioso ed asciutto. Arrivò a desiderare che qualcuno la uccidesse nel sonno, preso dal desiderio di sfogarsi in qualche maniera. Non avvenne.
La pianta nel mentre aveva iniziato a rinsecchirsi e a morire.Era stato un processo lento, dapprima aveva perso qualche foglia, poi aveva assunto uno strano grigiore, come fosse coperta da una patina ed adesso ogni sua estremità pareva quasi incenerita, bruciata da un fuoco inesistente….
Marta osservò cadere l’ultima foglia seduta sul bordo del letto, dondolando il busto avanti e indietro, la testa tra le mani…Aveva paura, una fottutissima paura, sapeva che da quel momento in poi non si poteva tornare indietro e il terrore le cresceva dentro…E così quando l’ultima foglia cadde, andò incontro al suo destino e si spostò nella stanza in cui gli altri si riunivano per mangiare...Non entrava lì da tre giorni, ma non inorridì né pianse né gridò….Era come se l’avesse sempre saputo, come se conoscesse in anticipo il finale…Non si capiva se si fossero uccisi l’un l’altro o se , in modo consenziente, si fossero tolti la vita insieme come in una specie di rito…L’unica cosa chiara erano i loro occhi secchi spalancati,le bocche aperte in un eterno grido.
Marta scavalcò i corpi con i piedi scalzi, camminò oltre, sbloccò prima le porte interne, poi quella esterna , la aprì ed uscì fuori.


L’apparecchio collegato alla sua testa, detto anche succhiasogni, aveva registrato tutto ed era pronto a riconvertire l’energia utilizzata per sognare in energia che l’androide femminile avrebbe riassorbito e potuto utilizzare per produrre…Nei dati dell’androide femminile, compariva una PPP(Preoccupante Presenza di Preoccupazione) troppo alta, forse perché le sue capacità produttive quel mese si erano abbassate ed il Cervello Elettronico, collegato telepaticamente a tutte le Unità lavorative chiuse nelle capsule ermeticamente,lo aveva senz’altro notato….E sicuramente aveva notato anche un’ eccessiva dose di energia impiegata nel pensare a quell’ultima esperienza onirica nell’androide 47852 ed anche una certa libertà di pensiero che stava salendo rapidamente oltre il limite consentito per legge….Eppure l’androide 47852 sapeva sin dalla nascita ciò che doveva fare e come le sue capacità intellettive dovevano essere usate….Sapeva che porsi domande era altamente immorale.
Ed infatti l’androide 47852 arrossiva significativamente nel chiedersi in quale epoca potesse essere ambientato lo strano sogno, e non c’era solo questo:si chiedeva se possedesse qualche particolare significato, che forma di vita fosse quella creatura verde che cresceva all’interno del contenitore e se i sogni potessero essere storie che qualcuno, da un altro mondo, da un’altra dimensione, da un altro tempo,sussurrava dolcemente ad un interlocutore attento….O se magari ogni sogno non fosse una finestra sul proprio passato o su un futuro…O magari il suggerimento di un angelo o di un alieno….O forse la punizione di una creatura diabolica ed invisibile….
L’androide 47852 aveva decisamente superato ogni limite, la sua fantasia aveva oltrepassato la soglia stabilita e, del tutto incosciente, aveva iniziato a costruire mondi inesistenti e bellissimi, racconti assurdi ed i suoi pensieri gridavano e salivano verso l’alto e le parole galleggiavano nella sua mente e tutti i suoi dati sul monitor sparivano a poco a poco…. E poi le pareti della capsula dell’androide femminile 47852 avevano iniziato a tremare, così come le sue labbra, che si erano aperte in un sorriso…..
Un sorriso doloroso e caldo….E tutta la struttura di microcapsule produttive aveva tremato ed ogni attività produttiva, ogni scambio energetico, ogni cosa si era fermata ….Ed il grande cervello Elettronico era andato in tilt…E l’androide 47852 continuava a sorridere e continuò a sorridere anche durante l’esplosione, così grande e luminosa , si dice, che illuminò ogni angolo dell’universo, sorprese ogni stella e fece sobbalzare anche il gigantesco Giove….
E poi tutto finì.