LUCIO
ANNEO SENECA - Filosofo (4 a.C. - 65 d.C.) - L'arte del vivere
L'uso
del tempo: una gran parte della vita ci
sfugge nel fare il male, la maggior parte nel non fare nulla, tutta
quanta nel non fare altro da quello che dovremmo. Sarai meno
schiavo del domani, se ti sarai reso padrone dell'oggi. Tutto dipende
dagli altri; solo il tempo e' nostro.
La
folla e gli spettacoli immorali:
la compagnia della moltitudine e' dannosa: c'e' sempre qualcuno che ci
rende gradevole un vizio o, senza che ce ne accorgiamo, ce lo trasmette
in tutto o in parte. Mediante le attrattive del piacere, i vizi si
insinuano piu' facilmente. Molti ti lodano; che motivo hai di
compiacerti di te stesso, se poni la tua soddisfazione solo nel fatto
che la moltitudine riconosce i tuoi meriti ? E' alle intime
soddisfazioni che devi aspirare.
La
nostra vita regolata dalla filosofia:
nessuno puo' avere una vita felice e neppure tollerabile senza l'amore
della sapienza. Epicuro dice: se vivrai secondo natura, non sarai
mai povero; se invece, vorrai seguire il variare delle opinioni umane,
non sarai mai ricco.
La
vera gioia: e' il non compiacersi
della vanita'. La vera gioia e' austera. Qualunque gioia che venga
dall'esterno e' inconsistente. La gioia duratura nasce e si espande dal
di dentro.
E'
l'animo che devi cambiare non il cielo sotto cui vivi.
Il
vero bene e' strettamente congiunto alla virtu'.
L'unico bene e' la fiducia in te stesso- Renditi felice da te: lo
sarai se avrai capito che i veri beni sono quelli cui e' commista la
virtu'; sono mali quelli cui e' congiunto il vizio. Cosa dunque e' il bene ? La conoscenza della realta'. E il male ?
L'ignoranza. Che cos'e', infatti, un cavaliere, o un liberto,
o uno schiavo ? Sono nomi derivati dall'ambizione o dal sopruso.
Bisogna
dominare le passioni: la piu' bella
virtu' di un animo generoso e' l'impulso che lo spinge al bene.
La
vera nobilta': Platone afferma
che non c'e' nessun re che non tragga le sue origini da schiavi, e
nessuno schiavo che non derivi da re. Chi e' nobile ? Colui
che e' stato ben disposto dalla natura alla virtu'. L'errore sta nel
fatto che gli uomini scambiano i mezzi per il fine, e, mentre cercano la
felicita', in realta' la fuggono. Infatti, mentre l'essenza della
felicita' consiste in una imperturbabile serenita' e nella fiducia
incrollabile di conquistarla, gli uomini si creano continue
preoccupazioni e se le portano con se', anzi se le trascinano attraverso
il cammino della vita, come pesanti bagagli.
Bisogna
cercare la verita', ma senza cavillose sottigliezze:
come l'adulazione somiglia all'amicizia ! Non e' felice l'uomo che e'
considerato tale dal volgo, colui che e' venuto in possesso di grandi
ricchezze, ma chi ha ogni suo bene chiuso nel proprio animo, l'uomo
retto e magnanimo che calpesta le cose ammirate dagli altri, che non
trova nessuno con cui vorrebbe cambiarsi, che apprezza nell'uomo solo
quelle qualita' per le quali e' uomo, che segue gli insegnamenti della
natura, ne accetta le leggi e vive com'essa prescrive; colui a cui
nessuna violenza riesce a strappare i beni che ha; colui che volge il
male in bene, sicuro nei suoi giudizi, fermo e intrepido; che puo'
essere danneggiato, ma non turbato da alcuna forza; colui che la fortuna
raramente puo' pungere, giammai ferire, anche se gli scaglia con la
massima violenza la piu' terribile delle sue armi.
La
vita e' breve: non sprechiamola in cose
vane.
I
luoghi di soggiorno piu' adatti al saggio:
dobbiamo scegliere un luogo salutare non solo per il corpo, ma anche per
la moralita'.
Non
il silenzio esterno, ma il placarsi delle passioni da' la vera quiete:
chi e' tenuto stretto da un'occupazione non ha tempo per abbandonarsi
alle passioni.
Differenza
tra il piacere volgare e la gioia del sapiente: nessuno
di noi tenta di studiare le cose a fondo; riusciamo solo a cogliere le
esteriorita' e, distratti in tante occupazioni, consideriamo piu' che
sufficiente l'aver dedicato alla filosofia qualche momento.
L'impedimento principale e' che ci sentiamo troppo presto contenti di
noi. Se troviamo uno che ci chiama uomini onesti, saggi e virtuosi,
subito gli crediamo. E non ci basta un modesto elogio:
consideriamo come cosa dovuta anche la forma piu' sfacciata di
adulazione rivolta a noi.
Bisogna
lottare contro le tentazioni:
persuaditi che e' falso quel motto che ripetono gli ignoranti
"E' bello morire di morte naturale". La morte e' sempre
naturale. Niente del tuo tempo va perduto con la morte: quello
che lasci non e' piu' tuo.
Dobbiamo
preferire la ricerca della saggezza a ogni altra occupazione.
Bisogna
esercitare lo spirito piu' che il corpo:
ecco un immenso clamore mi giunge dallo stadio. Non abbandono le
mie riflessioni, ma le rivolgo a questo nuovo soggetto. Penso fra me
quanto numerosi sono gli uomini che esercitano il corpo e quanto sono
pochi quelli che tengono in esercizio lo spirito. Che concorso
di popolo a un divertimento frivolo, e che solitudine intorno alla
scienza!
Che fiacchezza d'animo hanno quelli di cui ammiriamo i muscoli e la
bella presenza ! Che ti occorre per acquistare la virtu'? La
volonta'. La liberta' non puo' conseguirsi con il denaro: e' un
bene che non e' posseduto ne' da chi compra ne' da chi vende. Te
lo devi dare tu; a te devi chiederlo. Anzitutto, liberati dalla
paura della morte, che t'impone il suo giogo; poi dalla paura della
poverta'. Se vuoi dare un giudizio esatto sulle tue qualita',
lascia il denaro, il palazzo, la tua posizione sociale e osservati bene
nel tuo intimo.
La
fortuna non puo' farci ne' bene ne' male:
l'anima e' ben piu' forte della fortuna; e' lei a dirigere le cose in un
senso o nell'altro; e' lei la causa della sua felicita' o della sua
infelicita'. Chi si duole prima che sia necessario, si duole
piu' del necessario. "Ogni bene nei
mortali e' mortale" (Metrodoro). Ma il vero bene che non
muore, stabile ed eterno, e' costituito dalla saggezza e dalla virtu':
questo bene e' l'unica cosa immortale avuta in sorte dai mortali. Eppure
essi sono cosi' insensati e dimenticano tanto facilmente il destino
mortale verso cui sono spinti giorno per giorno, che si meravigliano se
perdono qualcosa, quando un giorno dovranno perdere tutto. Qualunque
sia l'oggetto di cui sei riconosciuto padrone, esso e' accanto a te, ma
non e' tuo. Non vi puo' essere nulla di stabile per chi e'
instabile; niente di eterno e di durevole per chi e' fragile.
La
vita e' breve: evitiamo, dunque,
programmi troppo estesi: ogni giorno, ogni ora ci mostra la nostra
nullita' e ricorda a noi smemorati, con qualche nuovo argomento, la
nostra fragile natura. Allora noi, che facciamo programmi come se
la nostra vita fosse eterna, siamo costretti a pensare alla morte.
Si volge, infatti, ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il
presente.
Bisogna
cacciar via le passioni.
In
che consiste il vero bene: gli uomini,
ingannati dall'opinione generale, corrono dietro ai cosiddetti beni;
poi, quando li hanno conseguiti dopo tante fatiche, si accorgono che si
trattava di mali, o di vanita', o di cose inferiori alle loro
aspettative. Il bene esige l'unione con l'onesta'; l'onesta' e'
gia' di per se stessa un bene.
Chi
sa limitare i propri desideri e' veramente ricco:
tra il non desiderare e il possedere non c'e' alcuna differenza. In
entrambi i casi hai l'essenziale: non soffri.
Il
bene e l'onesto. Definizione dei due termini: e' un errore temere solo l'ultimo giorno, quando ogni giorno ugualmente
contribuisce alla morte. L'estremo gradino della vita, in cui
veniamo meno, non e' quello che produce la nostra fine, ma quello che la
rende manifesta.
Dal
Libro VIII della Repubblica di Platone -
Filosofo (427 a.C. - 347 a.C.)
Quando
un popolo,
divorato
dalla sete della liberta',
si
trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole,
fino
ad ubriacarlo,
accade
allora che,
se i governanti resistono alle richieste dei sempre piu' esigenti sudditi,
sono
dichiarati tiranni.
Ed
avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei
superiori
e' definito un uomo senza carattere, un servo;
che
il padre impaurito finisce col trattare il figlio come suo pari e non e'
piu'
rispettato;
che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe
di lui;
che
i giovani pretendono gli stessi diritti,
le
stesse considerazioni dei vecchi e questi,
per
non parere troppo severi, danno ragione ai giovani.
In questo clima di
liberta', nel nome della medesima,
non vi e' piu' riguardo
ne' rispetto per nessuno.
In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la
tirannia.
STORIELLA
BRASILIANA - I DUE ROSPI
Viveva un rospo nel fondo di un pozzo.
Li'
era nato, li' aveva vissuto, da li' non era mai uscito e li' sperava di
morire.
Il
suo orizzonte era di un metro e mezzo di larghezza, il diametro del
pozzo.
La
profondita' della sua vita era di tre palmi, come l'acqua del pozzo.
Fuori
dal bordo del pozzo niente altro esisteva per lui....
Un
certo giorno, casco' nel fondo del pozzo, un rospo di un'altra
regione....
Veniva
da lontano, da molto lontano, dalle spiagge del mare....
Con segreto rancore, il primo rospo senti' il suo spazio vitale invaso
dal secondo.
Ma siccome il secondo era piu' forte, il primo decise di non fargli la
guerra e
limitarsi
alla difesa passiva...
Dopo
tre giorni di silenzio reciproco, si inizio' tra i due batraci il
seguente dialogo:
-Da dove vieni tu, straniero invasore ?
-Dalle
spiagge del mare, ignoto eremita.
-Che
cosa e' il mare ?
-Il
mare ?....Il mare e' una grande estensione di acqua.
-Tanto grande come questa pietra dove appoggiano le mie zampe gentili ?
-Molto di piu'.
-Tanto grande come questa acqua che riflette il mio corpo snello ?
-Maggiore, molto maggiore.
-Tanto
grande come questo pozzo, la mia adorabile casa ?
-Mille volte maggiore. Migliaia di pozzi di questi starebbero nel mare
che io ho visto.
Il mare e' tanto grande che sempre comincia la' dove finisce. E' tanto
grande che tutto
il cielo gli cade dentro. Tutti i rospi del mondo, nuotando per la
intera vita, non
giungerebbero all'altra sponda - tanto grande e' il mare ai cui margini
sono nato e vissuto.
-Vattene da qui, bugiardo ! Esclamo' il rospo del pozzo. Cosa piu'
grande di questo pozzo non
ci puo' essere ! Piu' acqua di questa acqua, bugiardo !....
Da
quel momento i due rospi vissero sul piede di guerra, nel fondo del
pozzo.
Non
dice la storia se qualcuno di loro, super-rospo, vinse questa lotta
feroce....
Nemmeno
dice se uno di loro, batrace geniale, convinse l'altro della verita'
delle sue idee...
Nel mondo, vivono esseri che credono solamente in loro stessi....
Esseri
che sanno tutto cio' che gli altri ignorano....
Esseri
che accusano di pazzia quelli che affermano cio' che loro non
comprendono....
Esseri di tanto vasto sapere che considerano un disonore imparare.....
Non parlare, amico mio, del mare a coloro che il mare non hanno mai
visto !
Lascia vivere nel pozzo quelli che nel pozzo sono nati !
Orizzonte
di un metro e mezzo, acqua di tre palmi, pietra di mezzo palmo, che cosa
puo'
volere
di piu' un batrace di un pozzo ?
Lascia all'ignorante la sua felice ignoranza !
Non
parlare del mare a chi e' nato in un pozzo !
Ognuno
coi suoi simili.......
COMMENTO PERSONALE
Quanta
saggezza ci viene da persone vissute oltre 2000 anni fa
!!!
I loro pensieri sono sempre piu' che
mai attuali.
Impariamo
da loro a ragionare col nostro cervello, senza lasciarci condizionare.
Impariamo
a trovare le contraddizioni in tutto cio' che la disinformazione vuole propinarci.
|