FAQ (Frequently Asked Questions)
Chi gestisce questo sito?
Questo sito fa riferimento a un gruppo di volontari, alcuni di loro sono esperti in comunicazione e pubblicità. Molti di noi
lavorano come docenti presso università italiane ed estere. Questa dichiarazione, tuttavia, conta poco, soprattutto per il
fatto che non vogliamo e non possiamo pubblicare i nostri nominativi nel sito. A giudicare dai virus e dalle e-mail minatorie
che continuano ad arrivare nella nostra casella di posta elettronica, pare proprio che l'iniziativa sia temuta.
Una cosa ci teniamo a sottollinearla: questo non è il nostro movimento, questo è il movimento di tutti coloro che aderiranno e
che collaboreranno per la riuscita dell'iniziativa.
L'idea è stata di Umberto Eco?
Molti ci scrivono pensando che l'idea dello sciopero del consumo sia di Eco, idea peraltro pronunciata attraverso un suo
articolo su Repubblica del 20 aprile 2002. In realtà l'idea è vecchia quanto la storia, il mercantilismo degli stati
moderni era qualcosa di analogo, e si applicava benissimo alle economie di allora. Umberto Eco, da esperto di comunicazione
ha fatto solo quello che sapeva bene di fare, e cioè fare della pubblicità a questa idea (coerentemente al suo spirito
sardonico, è riuscito a fare della pubblicità parlando contro la pubblicità!). Grazie Umberto, grazie per aver parlato di
questo tipo di opposizione. Questa operazione, tuttavia, vogliamo condurla senza faziosità, per non precluderci il
contatto con molte persone. Questa non è una battaglia contro Berlusconi, questa è una battaglia per fare dell'Italia un
paese normale, è una battaglia per la libertà d'espressione, è una battaglia per la restaurazione di un sistema
televisivo bilanciato. E vogliamo vincere questa battaglia, con tutti voi.
Esiste un'analisi economica dei danni potenziali di un movimento di questo genere?
Anche se le argomentazioni economiche possono essere ribaltate a seconda del punto di vista di chi le produce, vi proponiamo una
una spiegazione un po' più precisa sulle dinamiche economiche e sulle conseguenze potenziali del Movimento Cunegonda.
Leggi.
Ma sulle reti Mediaset pubblicizzano di tutto! come faccio a rinunciare a telefonare, vestirmi, mangiare, e molto altro?
Cunegonda non vuole che i suoi aderenti divengano schiavi di una sorta di neopauperismo protestatario. Ogni mese
Cunegonda pubblicherà due liste. Una lista di quindici (15) prodotti che avrannoo totalizzato il maggior numero di passaggi
televisivi, e una lista completa dei prodotti e dei servizi pubblicizzati dalle reti Mediaset.
Starà a voi, anche in base al vostro stile di vita, decidere se fare riferimento alla lista integrale, o solo alla
lista dei 15.
Inviate per e-mail la lista dei prodotti da non comprare?
La mailinglist, la cui iscrizione è facoltativa ma consigliata, contiene anche la lista aggiornata mese per mese. Tuttavia,
questa iniziativa è una iniziativa di massa. Non funziona se non aderiscono fattivamente almeno 1, 2 milioni di consumatori.
Conseguentemente l'invio di una mail a tutti aderenti sarebbe ingestibile. Inoltre, queste iniziative funzionano
solo se si sgrava l'aderente da qualsiasi azione troppo impegnativa. Per questo l'iniziativa coinvolgerebbe meno
persone se si richiedessero,
ad esempio, attività quali l'invio di fax alle aziende interessate (vedi l'iniziativa valanga), la gestione
dell'arrivo di nuove e-mail in casella, ecc. Tutto ciò garantirebbe la fidelizzazione di un ristretto gruppo di
agguerriti, che purtroppo sarebbe insufficiente alla nostra causa e, soprattutto, al tipo di opposizione di massa in
questione. Tutto quello che chiediamo a chi vuole essere della partita è di visitare il sito periodicamente per
conoscere la lista dei prodotti.
Ma perché dobbiamo danneggiare delle aziende che non hanno nulla a che fare con Berlusconi?
Il danno alle aziende dovrebbe tradursi in un calo delle vendite. A quel punto, speriamo che tali aziende giudichino
pericoloso per i loro bilanci continuare a fare pubblicità sulle reti Mediaset. Solo allora l'azienda verrà depennata dalla
lista, e saremo noi i primi a mettere in evidenza i nomi di queste aziende, affinché recuperino velocemente le posizioni
di mercato momentaneamente perdute. Ma se l'iniziativa di opposizione si diffondesse come speriamo, il danneggiamento
diventerebbe addirittura virtuale, dal momento che qualsiasi azienda rescinderebbe i contratti con Publimedia non appena
sapesse di essere stata inserita nella lista di Cunegonda, e, in summa tranquillitate, andrebbe a farsi pubblicità
da un'altra parte.
Ma molte aziende fanno pubblicità sia su Mediaset che sulla RAI, che senso ha?
Le cose non cambiano. In termini logici si parlerebbe di una funzione OR. E' sufficiente che un'azienda sia presente sulle
reti Mediaset perché entri a pieno titolo nella lista. Saranno le aziende stesse che, in base al successo della
nostra iniziativa, sceglieranno la Rai e le altre reti come canali preferenziali per le loro comunicazioni pubblicitarie.
Perché non aderite a una delle iniziative di consumo critico già presenti, come il Bo.Bi, la Valanga?
Per più motivi. Prima di tutto per una scelta di strategia comunicativa. Come già detto, pensiamo che si debba impostare
questo tipo di opposizione secondo un modello scientifico, e non secondo un obiettivo eminentemente politico o ad personam.
Noi siamo per la libertà e per il pluralismo, ma non siamo necessariamente contro Berlusconi, pertanto il nostro obiettivo
non è quello
di sbeffeggiare Berlusconi, o di danneggiarlo economicamente, ma piuttosto di riequilibrare i rapporti di forza nel panorama
dell'informazione televisiva. Il nostro obiettivo quindi va molto oltre, e siamo pronti a utilizzare questo strumento di
lotta nel futuro e per altre cause. In secondo luogo, abbiamo fatto una scelta di prassi: Cunegonda è un progetto di
opposizione che non ti chiede di fare alcunché, non devi mandare fax o e-mail, ricevere e-mail, ma solo visitare il sito
per essere aggiornato sulla lista dei prodotti. Se vuoi, puoi iscriverti alla mailinglist per ricevere a casa la lista
dei prodotti e per essere aggiornato sulle attività del movimento.
Questo non significa che non condividiamo il senso delle altre iniziative. I contatti con il CoRe sono stati stretti e avevamo
deciso di pubblicare la stessa identica lista di prodotti, per rendere le due iniziative
perfettamente compatibili e più incisive. Poco tempo dopo, tuttavia, per evidenti difficoltà di dialogo e forse anche
per ragioni di incompatibilità culturale, abbiamo preso a nostro malincuore le distanze da questo gruppo di volontari,
di cui comunque continuiamo a consultare parzialmente i risultati del loro monitoraggio non certificato.
Cosa possiamo fare per Cunegonda?
Ci sono diverse possibilità. La collaborazione più importante sta nel pensare prima di acquistare. Ma vi sono altre possibilità, ovviamente
a vostra esclusiva discrezione. Prima di tutto potete diffondere l'iniziativa tramite le vostre amicizie o le vostre mailing list.
Infine, per chi vuole darci un grande aiuto, potete contattarci per organizzare e coordinare attività di comunicazione
sul territorio italiano e all'estero. Vai al link Aiutaci per maggiori
informazioni.
Qual è l'obiettivo finale del movimento?
Gli obiettivi sono molti. Il principale, tuttavia, è che si risolva in Italia il problema del monopolio dell'informazione
televisiva da parte del capo dell'esecutivo. Questo problema può risolversi secondo diversi scenari. Berlusconi potrebbe
decidere di vendere delle televisioni che non raccolgono più pubblicità. Oppure potrebbe dimettersi dalle cariche pubbliche
decidendo che è preferibile tenersi, e salvare, il patrimonio di famiglia. Ma non è secondario un secondo obiettivo:
dimostrare che questo tipo di lotta è applicabile ad altre questioni di importanza sociale, ambientale, umanitario, e in
qualsiasi problema dove il lassismo e l'impotenza della gestione pubblica lasci lo spazio per interventi di opposizione
di massa.
Ma questo movimento non rischia di danneggiare i lavoratori della Mediaset? E se poi per colpa nostra li mettono in cassa integrazione?
Bisogna sempre salvaguardare chi lavora onestamente, questo è vero. Ma qualora si verifichi l'improbabile eventualità che
la Mediaset entri in crisi, dobbiamo ipotizzare uno scenario nel quale altre televisioni e/o aziende di servizi abbiano
assorbito nuove quote del mercato pubblicitario. Potrebbe quindi verificarsi un travaso di posti di lavoro, ma non una
perdita vera e propria. Inoltre, crediamo che di fronte al pericolo di chiudere, la stretta minoranza dei lavoratori Mediaset e
Publitalia si schiererebbe con noi, facendo pressione sul loro capo affinché risolva il suo problema senza
causare loro troppi danni.
Non siete troppo buonisti? Perché non boicottiamo tutto quello che appartiene a Berlusconi?
Al di là delle difficoltà pratiche di boicottare tuto ciò che appartiene a Berlusconi, noi pensiamo che non sia così
importante
il tono dell'iniziativa (buonista o cattiva), ma il ragionamento che ne sta alla base. Il potere non
ha mai avuto paura dei toni alti e dell'aggressività. Di fronte a queste manifestazioni di dissenso il potere ha gioco
facile: gli è sufficiente ignorarare o tirare fuori i manganelli (se non le pistole in qualche caso!). Ma il
pensiero non lo si può fermare, e il ragionamento delle persone è l'arma più temuta da chi detiene un potere
para-autoritario. Berlusconi vorrebbe chiudere Sciuscià di Santoro perché quel programma è un momento di ragionamento, di riflessione.
Lo stesso vale per Enzo Biagi. Luttazzi è stato liquidato perché la sua ironia è una ironia che fa pensare, che porta a un ragionamento.
D'altro canto, i programmi televisivi delle reti Mediaset sono strategicamente progettati per spegnere il pensiero.
Ecco perché noi tutti dobbiamo e vogliamo essere prima di tutto teste pensanti, che non vogliono neanche farsi notare
più di tanto.