Home | Redazione | Archivio | Risorse

clandestino-ITIS@libero.it jj

Riceviamo volentieri e pubblichiamo

Venti di guerra

Gli interessi legati al petrolio e all'industria bellica sono il motore della politica-economia americana (di quella parte influente dell'elettorato che chiede a Bush di passare all'incasso!). Dico perciò NO ALLA GUERRA! A rimetterci sarebbero gli indifesi, la povera gente comune, quelli che non hanno i bunker dove nascondersi e forse nemmeno un tetto sopra la testa. La storia ci insegna che a rimetterci sono sempre e solo loro. Sono invece favorevole ad iniziative diplomatiche, ad un ruolo più attivo dell'ONU, l'unico organismo internazionale a cui è lecito riferirsi e la cui autorevolezza andrebbe comunque rafforzata.

Ciao!

Flavio De Marco


 

Ho letto sul Corriere delle Alpi di mercoledì che i sindaci e le amministrazioni che espongono la bandiera della pace accanto alle bandiere ufficiali, rischiano un reato da codice penale. Questo reato è il vilipendio alla bandiera. Sono rimasto colpito da questa notizia ma subito mi è venuto in mente un altro importante caso di vilipendio alla bandiera, piu precisamente un importante leader politico italiano: Umberto Bossi. Alcuni anni fa, Bossi urlo’ alla folla “padana” che lui la bandiera italiana l’avrebbe usata per “pulirsi il culo” (l’affermazione era proprio questa). Ma, per curiosità, ho controllato l’esatto significato della parola vilipendio sul dizionario, che recita cosi’: nel diritto, offesa lesiva di valori riconosciuti e protetti dalla tradizione e dalla legge dello Stato. Per concludere, non credo proprio che sindaci, amministratori, presidi di scuole, possano essere puniti perché espongono la bandiera della pace, perché la pace è un valore nazionale, sancito dalla Costituzione.

Gilles Pagnussat


 

Sono la solita mamma. Vi avevo promesso che avrei letto ancora il vostro giornale e così ho fatto, e di nuovo mi congratulo con voi per l’impegno e i risultati raggiunti , e anche per il divertimento testimoniato dalle Immagini dal fronte.

Ora vi chiedo una cosa. Se venite a casa mia e leggete il mio nome sul campanello, vi offendete? E se io dichiaro la mia identità, vi sentite sminuiti nella vostra? Cioè se io sono io, voi non siete liberi di essere voi? Io non credo, anzi proprio dal confronto tra persone diverse potrà nascere il dialogo.

L’articolo sugli immigrati a pag. 9 denota apertura e sensibilità; tra l’altro dite che il nostro paese adotta una politica repressiva e posso essere d’accordo con voi, ma questo non lo direi in rapporto alla proposta di reintrodurre il crocifisso in tutte le aule scolastiche. Semmai ci vedo una strumentalizzazione del crocifisso, cioè la volontà di usarlo come segno di contrapposizione. A questa strumentalizzazione sono totalmente contraria, come voi.

Penso anche che sia giusto il principio della laicità dello stato, però mi chiedo: quel crocifisso a chi può dare fastidio? Non credo agli immigrati, che sanno di essere in un paese di tradizione cristiana (e non indù ecc.). La verità è che dà fastidio a noi perché non vogliamo più essere cristiani. Il problema è nostro. Togliendo il crocifisso ci eravamo convinti di essere aperti e tolleranti, ma in realtà è come se avessimo tolto il nostro nome dal campanello di casa: rifiutiamo di essere quello che siamo (o non ci ricordiamo più chi siamo) e quindi abbiamo paura degli altri, perché in questa situazione di non – identità non siamo più in grado di costruire il dialogo.

Ciao a tutti e buona continuazione. di Mariagrazia De Marco


 

 

 

Layout e grafica T1T Productions 2002. Webmaster overmars87.
 
Risoluzione ottimale 800 x 600.Browser ottimale Explorer 5.0
Scarica qui i caratteri per visualizzare correttamente il sito.