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Lettera della classe 1gl
di Mara Zanardo

Tutto è cominciato una settimana fa, ma in realtà questo problema esiste da sempre. Abbiamo organizzato una piccola manifestazione contro gli esperimenti, i combattimenti e i maltrattamenti sugli animali. Con la raccolta firme abbiamo collaborato con l’associazione U.N.A., che ci ha fornito volantini, manifesti, magliette, borse di stoffa…

Voi vi chiederete che cos’è l' U.N.A.?

L’U.N.A. è un movimento nato a S.Piero a Sieve( Firenze); esso ha lo scopo di perseguire “la salvaguardia, il miglioramento e lo sviluppo dell’ambiente naturale e delle sue risorse”, il costante equilibrio nel rapporto uomo-natura (il rispetto di ogni forma di vita animale e vegetale) per l’eliminazione di ogni tipo di violenza, crudeltà, sofferenza.

Quindi l’ U.N.A. non si occupa solo della salvaguardia della fauna ma si interessa anche di proteggere l’ambiente in cui essi vivono. Con la nostra manifestazione non intendiamo opporci categoricamente alla caccia o al consumo di carni animali, altrimenti ognuno di noi dovrebbe diventare vegetariano, ma intendiamo sensibilizzare i nostri compagni sulle sofferenze inflitte negli allevamenti intensivi e nelle fabbriche di pellicce e nei luoghi di combattimento.
Siamo comunque consapevoli che una certa parte di sperimentazione degli animali sia necessario per testare nuovi farmaci e nuove terapie, anche se le tecnologia di coltura cellulare hanno sostituito quasi completamente le sperimentazioni.
Abbiamo raccolto un certo quantitativo di firme che verranno spedite all’ U.N.A., insieme ai 100euro messi insieme.
Ringraziamo tutti per la collaborazione!!
 

*Volevo aggiungere qualcosa a proposito della vivisezione…

Ogni specie animale è un'entità diversa, sia in termini di biomeccanica che di biochimica. Le specie animali non sono differenti solo dagli esseri umani, ma anche tra loro: nella loro anatomia, fisiologia, genetica (e perfino nella struttura cellulare di base). Il cane è diverso dal gatto, che è diverso dal ratto, che è diverso dal topo; e ognuno è diverso dall'uomo.
Ogni specie animale reagisce alle sostanze chimiche in maniera diversa.
Di conseguenza, sostanze molto utili per l'uomo sono state messe da parte, per anni, in quanto dannose agli animali, e moltissimi farmaci, considerati "sicuri" sulla base di esperimenti condotti sugli animali, sono stati poi ritirati dal commercio per avere causato nell'uomo gravi danni alla salute.
In Italia, negli ultimi anni, sono stati ritirati migliaia di prodotti farmaceutici.
Le malattie dell'uomo non possono essere riprodotte negli animali - in realtà neanche nell'uomo - perché la malattia riprodotta è artificiale e diversa da quella che il corpo produce spontaneamente.
Fanno eccezione le malattie infettive, ma gli animali non contraggono quelle umane (infatti non è mai stato possibile, nei laboratori, contagiare di AIDS umano un solo animale). Tra le mille differenze che ci dividono dagli animali, vi sono anche quelle dei sistemi immunitari: i ratti vivono nelle fogne, i cani bevono l'acqua delle pozzanghere ed i gatti si leccano via la sporcizia dal corpo, senza ammalarsi!
Chi sperimenta sugli animali dice che sono abbastanza "simili" all'uomo. Ma in termini di vera scienza
il concetto di "simile" è del tutto privo di valore.
Ti chiederai per quale ragione, allora, le sostanze destinate all'uomo vengono ancora sperimentate sugli animali. Lo si fa per favorire le carriere scientifiche, basate sul numero di "pubblicazioni" prodotte, e soprattutto le industrie. La sperimentazione animale fornisce ai produttori, oltre ad una eventuale tutela giuridica, la possibilità di selezionare, la risposta variando la specie animale o le condizioni dell'esperimento. Ciò consente, in un'ottica di profitto che non ha certo come fine la nostra salute, la commercializzazione di migliaia di farmaci, spesso inutili e talvolta dannosi.
Dopo più di cento anni di massiccia e costosissima ricerca basata sulla sperimentazione animale, pur essendo cambiati sia le malattie che i loro decorsi, il numero dei malati non si è ridotto. Lungi dal trovare cure per i "mali del secolo", stiamo perdendo terreno nella lotta contro il cancro, le malattie cardiovascolari, il diabete, l'AIDS, la distrofia muscolare, la sclerosi multipla, la sindrome di Alzheimer e le malformazioni, per citarne solo alcune. Ed inoltre le malattie iatrogene (prodotte da farmaci), sono sempre più presenti. La spesa sanitaria dei Paesi industrializzati sta diventando un onere insostenibile e tutte le nazioni sono costrette, per questo, a ridurre l'assistenza sanitaria pubblica.
In tutto il mondo è in rapida crescita il movimento di Medici e Scienziati che si battono per l'abolizione della sperimentazione animale, metodo di ricerca che ha sempre usurpato all'osservazione clinica il merito delle conquiste scientifiche del passato, che ha ostacolato il progresso della medicina e che è causa di una sperimentazione incontrollata sull'uomo.
Questo movimento, rappresentato in Italia dal Comitato Scientifico Antivivisezionista, si batte per una medicina che abbia basi scientifiche e che si serva della prevenzione, della ricerca clinica e, soprattutto della logica e del buonsenso.

La scelta non è tra un bambino e un topo.
La scelta è tra vera scienza e falsa scienza

  Volevo pure proporvi questa lettura…

COS'È LA VIVISEZIONE
NEL RACCONTO DI MALAPARTE "LA PELLE"

Un giorno Febo uscì, e non tornò più. Lo aspettai fino a sera, e scesa la notte corsi per le strade, chiamandolo per nome. Tornai a casa a notte alta, mi buttai sul letto, col viso verso la porta socchiusa.
Ogni tanto mi affacciavo alla finestra, e lo chiamavo a lungo, gridando. All'alba corsi nuovamente per le strade deserte, fra le mute facciate delle case che, sotto il cielo livido, parevano di carta sporca. Non appena si fece giorno, corsi alla prigione municipale dei cani. Entrai in una stanza grigia, dove, chiusi in fetide gabbie, gemevano cani dalla gola ancora segnata dalla stretta del laccio del chiappino. II guardiano mi disse che forse il mio cane era rimasto sotto una macchinai o era stato rubato, o buttato a fiume da qualche banda di giovinastri. Mi consigliò di fare il giro dei canai, chi sa che Febo non sj trovasse nella bottega di qualche canaio?
Tutta la mattina .corsi di canaio in canaio, e finalmente un tosacani, in una botteguccia di Piazza dei Cavalieri, mi domandò se ero stato alla Clinica Veterinaria dell'Università, alla quale i ladri di cani vendono per pochi soldi gli animali destinati alle esperienze cliniche. Corsi all'Università, ma era già passato mezzogiorno, la Clinica Veterinaria era chiusa. Tornai a casa, mi sentivo nel cavo degli occhi un che di freddo, di liscio, mi pareva di aver gli occhi di vetro.
Nel pomeriggio tornai all'Università, entrai nella Clinica Veterinaria. Il cuore mi batteva, non potevo quasi camminare, tanto ero debole e oppresso dall'ansia. Chiesi del medico di guardia, gli dissi il mio nome. II medico, un giovane biondo, miope, dal sorriso stanco, mi accolse cortesemente e mi fissò a lungo prima di rispondermi che avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarmi.
Apri una porta, entrammo in una grande stanza nitida, lucida, dal pavimento di linoleum azzurro. Lungo le pareti erano allineate l'una a fianco dell'altra, come i letti di una clinica per bambini, strane culle in forma di violoncello: in ognuna di quelle culle era disteso sul dorso un cane dal ventre aperto, o dal cranio spaccato, o dal petto spalancato:
Sottili fili di acciaio, avvolti intorno a quella stessa sorta di viti di legno che negli strumenti musicali servono a tender le corde, tenevano aperte le labbra di quelle orrende ferite: si vedeva il cuore nudo pulsare, i polmoni dalle venature dei bronchi simili a rami d'albero, gonfiarsi proprio come fa la chioma di un albero nel respiro del vento, il rosso, lucido fegato contrarsi adagio adagio, lievi fremiti correre sulla polpa bianca e rosea del cervello come in uno specchio appannato, il groviglio degli intestini districarsi pigro come un nodo di serpi all' uscir dal letargo. E non un gemito usciva dalle bocche socchiuse dei can i crocifissi.
Al nostro entrare tutti i cani avevano rivolto gli occhi verso di noi, fissandoci con uno sguardo implorante, e al tempo stesso pieno di un atroce sospetto: seguivano con gli occhi ogni nostro gesto, ci spiavano le labbra tremando. Immobile in mezzo alla stanza, mi sentivo un sangue gelido salir su per le membra: a poco a poco diventavo di pietra. Non potevo schiuder le labbra, non potevo muovere un passo. Il medico mi appoggiò la mano sul braccio, mi disse: "coraggio". Quella parola mi sciolse il gelo delle ossa, lentamente mi mossi, mi curvai sulla prima culla. E di mano in mano che progredivo di culla in culla, il sangue mi tornava al viso, il cuore mi si apriva alla speranza. A un tratto, vidi Febo.
Era disteso sul dorso, il ventre aperto, una sonda immersa nel fegato. Mi guardava fisso, e gli occhi aveva pieno di lacrime. Aveva nello sguardo una meravigliosa dolcezza. Non mandava un gemito, respirava lievemente, con la bocca socchiusa, scosso da un tremito orribile. Mi guardava fisso, e un dolore atroce mi scavava il petto. "Febo" dissi a voce bassa. E Febo mi guardava con una meravigliosa dolcezza negli occhi. Io vidi Cristo in lui, vidi Cristo in lui crocifisso, vidi Cristo che mi guardava con gli occhi pieni di una dolcezza meravigliosa. "Febo" dissi a voce bassa, curvandomi su di lui, accarezzandogli la fronte. Febo mi baciò la mano, e non emise un gemito.
Il medico mi si avvicinò, mi toccò il braccio: "Non potrei interrompere 1'esperienza" , disse, "è proibito. Ma per voi... Gli farò una puntura. Non soffrirà".
Io presi la mano del medico fra le mie mani, e dissi, mentre le lacrime mi rigavano il viso: "Giuratemi che non soffrirà".
"Si addormenterà per sempre", disse il medico, "vorrei che la mia morte fosse dolce come la sua".
Io dissi: "Chiuderò gli occhi. Non voglio vederlo soffrire. Ma fate presto, fate presto!".
"Un attimo solo" disse il medico, e si allontanò senza rumore, scivolando sul molle tappeto di linoleum. Andò in fondo alla stanza, apri un armadio.
Io rimasi i n piedi davanti a Febo, tremavo orribilmente, le lacrime mi solcavano il viso. Febo mi guardava fisso, e non il più lieve gemito usciva dalla sua bocca, mi guardava fisso con una meravigliosa dolcezza negli occhi. Anche gli altri cani, distesi sul dorso nelle loro culle, mi guardavano fisso, tutti avevano negli occhi una dolcezza meravigliosa, e non il più lieve gemito usciva delle loro bocche.
A un tratto un grido di spavento mi ruppe il petto: "Perchè questo silenzio?", gridai, "che è questo silenzio?".
Era un silenzio orribile. Un silenzio immenso, gelido, morto, un silenzio di neve.
Il medico mi si avvicinò con una siringa in mano: "Prima di operarli", disse, "gli tagliamo le corde vocali".


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