I vari aspetti della
globalizzazione Per
definizione, si parla di globalizzazione indicando quei fenomeni di
estremo ampliamento di scala dei processi economici e finanziari che
sono parsi caratterizzare gli anni ottanta e novanta. Qualche
tempo fa, infatti, con l’aumento del commercio fra i paesi europei,
abbiamo potuto assistere alla nascita dell’economia mondiale e di
teorie economiche sul modello liberoscambista. Ha preso a diffondersi,
più avanti, una delle manifestazioni più rilevanti della
globalizzazione: il concetto di “pensiero unico”, una sorta di nuova
ideologia riguardo a teorie economiche, sociali e politiche. Si giunge
poi ad un punto ove il concetto economico tende a prevalere su quello
politico, dando la possibilità di agire liberamente. Viene fatto però
affidamento sulla capacità del libero mercato , in tempi più o meno
lunghi, di riuscire a distribuire correttamente le risorse; la
condizione indispensabile è quindi che lo stato si ritiri completamente
dalla sfera economica (privatizzazione) e il più possibile da quella
sociale; questa concezione ci porta però a delle conseguenze, per lo più
negative, che fanno comunque parte di questo processo. Sotto
il profilo politico-economico questa globalizzazione ha portato ad una
perdita di potere degli stati nazionali e ha permesso al mercato
finanziario di sostituirsi ai mercati nazionali; quasi tutte le imprese
hanno sviluppato completamente un proprio lato finanziario in modo da
diversificare la proprie attività ad allo stesso tempo di integrarle.
Questo obbiettivo è in particolare stato raggiunto dalle grandi
imprese, le cosiddette multinazionali, che vantano dei bilanci
enormemente consistenti (basti pensare che le venti maggiori imprese del
pianeta hanno un ricavato superiore a quello dell’economia degli
ottanta paesi più poveri); esse agiscono infatti “trapassando” i
mercati nazionali e tendendo a spostare i loro capitali verso i paesi in
via di sviluppo, i quali vengono costretti ad integrarsi nel mercato in
una posizione assai debole. Sul
piano economico-sociale si può dire, per esempio, che l’espansione
delle attività delle multinazionali ha portato alla creazione di
pochissimi posti di lavoro; il tutto ha comunque portato l’occupazione
dai paesi in cui essa risultava troppo costosa, ai paesi ove il costo
della vita è più basso ed il trasferimento in essi di un gran numero
di imprese. Come
qualcuno già saprà, la globalizzazione non riguarda solo l’aspetto
politico-economico, ma anche quello informatico (reti telematiche,
internet, ecc.) e quello strettamente sociale. Fa infatti parte
dell’esperienza quotidiana di miliardi di consumatori in tutto il
mondo la possibilità di acquistare prodotti, beni e servizi ideati,
fabbricati e commercializzati nei più lontani angoli del mondo.
L’efficienza di questo processo si basa sulla possibilità
tecnologica, data dallo sviluppo e dall’impiego dell’informatica e
della telematica, di trasmettere in tempo reale le informazioni ovunque. La
“comunicazione sociale” ha assunto dimensioni globali, anche
riguardo alla cultura, allo stile di vita, ai gusti, al comportamento ed
al linguaggio. Con globalizzazione si indica quindi la già
presenza di attive connessioni sociali; più che di globalizzazione
si potrebbe parlare di policentrismo economico tra Europa, Giappone e
U.S.A., che sono ormai in grado di monopolizzare l’intero sistema
economico: essa ha prodotto infatti delle nuove “gerarchie” che
hanno creato così disuguaglianze tra i vari paesi. Il mondo si sta trasformando, si sta avviando verso un unico sistema globale ove la vita e l’attività degli individui sono influenzate anche da eventi a grande distanza. Siamo tutti coinvolti in questo processo: non si può fermare, ma si può cercare di indirizzarlo per viverlo al meglio. Ma finché “l’avere” continuerà a superare “l’essere”, la strada per arrivare ad essere soddisfatti della nostra vita sarà lunga.
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