è tornato il rock and
roll
di Roberto
Simonetto
È
tornato il rock and roll. Quello puro, crudo, dilaniante. Quello che ti costringe a
smetterla di scegliere la strada del silenzio e di sfogare tutta la
rabbia che hai dentro in un lunghissimo, ululante grido: “I’ve
got nothing to hide”.
Sì, perché è ovvio e
impossibile poter nascondere le proprie emozioni più feroci quando
senti le chitarre tirate al massimo e le batterie percosse furiosamente.
Nessuno ti può fermare. E i Foo Fighters lo sanno bene: con “One By
One” non ti lasciano il tempo di respirare, vero, ma ti danno tutto il
tempo di prendere coscienza della caduta di ogni tua difesa e
sovrastruttura sociale.
Imperativo è ascoltare quel
cuore pulsante che campeggia in copertina, quel muscolo che alimenta la
tua vita con nonchalance e involontarietà. Per un’ora abbondante,
metti in un angolo la razionalità e diventi un tutt’uno con
l’inarrestabile flusso sanguigno, mescolando la purezza di quello
arterioso con la tossicità di quello venoso, la carnalità con la passione.
L’atmosfera è ben evidenziata
dal tempestoso singolo “All My Life”, ritmato da una chitarra irresistibile nella sua ripetitività,
che insegue una corsa alla ricerca di qualcosa che non si ha e che forse
non si avrà mai. Insoddisfazioni, negazioni, fallimenti, inutilità:
ormai non fanno più parte del nostro vocabolario. Distruggere per
ricreare. Siamo già in extra-sistole, con la voce vellutata e roca di
Dave ad agire da unico lenitivo. Impietosi, i Foo ci tengono tesi al
massimo con la travolgente “Low”, mentre con “Have It All” ci
fanno uno di quei regali che pensavamo fossero passati di moda:
finalmente ci ricordano, dopo tanta plasticità pop, quanto è bello sentire suonare bene: chitarre, basso e batteria, senza interventi
artificiali. Bastano solo gli accordi giusti e i beat azzeccati, come
quelli che chiudono il brano in questione. Anche l’introspettività più
tenera, quella che ci aveva incantato con “Walking After You” anni
fa, sembra dover soccombere a un’irruenza impetuosa e incontrollabile:
è quello che succede nel romanticismo struggente di “Disenchanted
Lullaby”. Burro fuso che scotta. Ma è a metà disco, che
l’affannarsi primordiale delle prime cinque tracce assume la sua forma
più delicata, diventando – in modo quasi contraddittorio – più
doloroso che un violento accanirsi sulle sei corde. “Tired Of You” immobilizza, congela, fa male. In quanto tale, provoca un’istantanea dipendenza.
Ineguagliabile, come sempre, la
maestria della band nel sapere incanalare la
potenza del rock con l’orecchiabilità pop
rendendo ogni singola traccia un potenziale singolo: “Halo”,
“Lonely As You” e “Overdrive” sono esempi lampanti di quanto le
chart (e le casse della discografia) possano godere di buona salute
anche senza manufatti al tavolino all-dancing-all-singing.
Strano che nel booklet di
copertina si legga “Faccio male a mettere il cuore in quello che
scrivo. D’ora in poi non lo farò più”. “One By One” è tutto
tranne che un disco poco vero e sentito: e tu stai lì, ad aspettare che
il monito di “Come Back” non rimanga incompiuto.
TRACKLIST:
1. All My Life
2. Low
3. Have It All
4. Times Like These
5. Disenchanted Lullaby
6. Tired of You
7. Halo
8. Lonely As You
9. Overdrive
10. Burn Away
11. Come Back