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Considerazioni sull'assemblea d'istituto
di
Manuela Tisot

La situazione mondiale è attualmente una situazione complessa, nella quale è difficile destreggiarsi, comprendere “da che parte stare”.
Per fare luce su questo argomento, per informarsi, capire e successivamente parlarne, si è tenuta nella palestra del nostro Istituto un’assemblea, proprio nella giornata nazionale contro la guerra, sabato 15 febbraio.
“Siamo qui per discutere della guerra, delle bandiere, anche in base ai contrasti emersi nel forum del giornalino dell’ITIS. Vorremmo fare questo dibattito per capire le vostre opinioni…cosa pensate della manifestazione contro la guerra di giovedì 20 febbraio…”, così ci accoglie la nostra Rappresentante d’Istituto Daniela Carazzai. L’accenno che Daniela fa al forum, per chi non l’avesse mai visitato, era doverosa. Ci sono stati infatti degli scontri, talvolta spiacevoli ed incivili, riguardo la guerra, Saddam Hussein, gli Stati Uniti, la posizione dell’Italia, le bandiere della pace…
Come dicevo, certi interventi nel forum pressoché anonimi –la vera identità velata dietro nick troppo azzardati: dux, camerata…-, hanno messo in luce delle posizioni dure* (del tipo “andiamo a distruggere la razza talebana…”
* per non parlare delle aggressioni verbali non troppo consone a ragazzi di un Istituto superiore…a me è stato consigliato da un utente di morire per farlo felice…), spesso magari senza una vera cognizione di causa.
Prima di parlare di una cosa così grande, senza magari conoscerne bene tutti gli aspetti, è quindi meglio informarsi, fare una piccola introduzione storica. Prende il microfono il professore Spada, citando un vescovo cristiano di Baghdad: “…qui non compare alcun motivo di guerra…perché fare schiavi questi popoli?…il nostro male è il petrolio…la vera situazione è inimmaginabile, le informazioni dei mass-media sono falsate…il dio degli USA è il petrolio…”.
“L’Iraq è un ex colonia inglese, ravvicinatasi all’Occidente con un governo di tipo laico. Negli anni Ottanta, nella guerra Iran-Iraq, quest’ultimo è stato armato ed usato dall’Occidente per fermare un Paese –Iran- retto da un governo estremista. Negli anni Novanta, Saddam Hussein (che tra l’altro ha lavorato in Egitto tre anni per la CIA), dà le spalle all’Occidente, e avvia lo sterminio dei Curdi.
Successivamente, nel 1991, l’invasione del Kuwait, che dà inizio alla prima guerra del Golfo. Seguono poi 12 anni di embargo, che portano solo moltissimi morti e non la caduta di Saddam.
E ora nuovamente gli Stati Uniti, che hanno premeditato tale guerra”(Spada).
Seguono poi i vari pareri dei componenti del comitato studentesco, e l’invito alla “folla” di esporre le proprie idee (all’assemblea con il biennio solo una o due persone si erano dichiarate favorevoli alla guerra).
Per Cristiano De Girardi, la guerra che gli USA vogliono intraprendere, è un “discorso politico, dietro al quale ci sono interessi economici, celati però dalle più banali scuse: l’Iraq ha armi chimiche, l’Iraq rappresenta un pericolo per il futuro (ma ciò non è mai stato provato), e comunque l’embargo ha provocato più morti di quanti ne potrebbero fare le armi di distruzione…Non voglio difendere Saddam Hussein, ma sono convinto che gli USA agiscano per interesse, e che l’Italia appoggi gli Stati Uniti per lo stesso motivo. Credo che non spetti agli USA decidere che tipo di governo deve avere l’Iraq.
Di contro, anche la Francia che osanna tanto la pace, si ritrova poi a fare guerre in Africa. E’ comunque la prima volta che l’Europa –Francia, Germania, Russia- si schiera contro la guerra.
Resta il fatto che gli USA hanno una grande influenza nel mondo, e che ora che hanno perso la fiducia dell’Arabia Saudita, necessitano del petrolio iraqeno.”
C’è poi una puntualizzazione di Ivan Zanolla: “Gli USA vogliono attaccare l’Iraq perché sarebbe in possesso di armi di distruzione di massa, ma molti altri Paesi nel mondo ne hanno. E’ assurdo distruggere un Paese per queste armi, facendo uso delle stesse che si vorrebbero combattere.
Nel 1991, dopo aver preso il petrolio, gli statunitensi se ne sono andati, e quella guerra è finita lasciando Saddam, sempre più forte, al governo.
Per quanto riguarda la pace, è vero, è stata troppo politicizzata. Ma la pace è il fondamento del nostro Stato”.
Seguono vari tentativi da parte dei “moderatori” del dibattito di far parlare i 500 studenti seduti sulle gradinate, facendo anche leva sul fatto che poi, spesso ci si ritrova con lamentele di persone che dicono di “non essere state ascoltate”. L’invito va a buon fine…solo che a prendere la parola è un ex-allievo…”La guerra, sono d’accordo con voi, è brutta, però certe cose dette non sono totalmente giuste. A sentire Spada, sembra che nel ’91 gli USA abbiano attaccato senza ragione, invece sono andati in aiuto del Kuwait. Poi, non credo che tutti i Paesi Arabi siano contrari alla guerra, altrimenti non avrebbero fornito le basi militari per l’attacco dell’Iraq.
L’attacco dell’Iraq da parte degli USA è giusto, perché toglierebbe il regime di Saddam, un dittatore che è riuscito perfino ad uccidere un suo cognato. E’ un pazzo.” A questa affermazione, scaturisce naturale la domanda posta da Ivan Zanolla “Secondo te, chi vuole fare la guerra preventiva non è anch’esso un pazzo?” “No, vedi, tu parti dal concetto che una guerra uccide tutti i civili, invece…” Altra domanda, posta questa volta da Cristiano De Girardi: “Allora, tu affermi che ora il popolo iraqeno ci rimette per la dittatura di Saddam. Ma se gli USA attaccano, secondo te il popolo non sarebbe danneggiato?” “Inizialmente sì, poi però avrebbero migliori condizioni di vita…”.
Dopo questo infelice intervento, al quale gli studenti sulle gradinate rispondono con fischi, prende la parola il professore Angelo Zampol, che dà ulteriori informazioni sulla situazione mondiale.
“Parliamo di un sistema nel quale il 20% delle persone ha più del necessario per vivere, e il restante 80% ha difficoltà a vivere. La rete terroristica che da vari anni fa molte vittime, è la conseguenza diretta della decolonizzazione, dalle potenze mondiali che mettono in pericolo il sistema, che preferiscono non dare i medicinali contro l’AIDS per un mero fattore economico.
Il mondo è in mano a dei governanti inaffidabili, che hanno usato armi atomiche tattiche distruggendo lo stato afghano (cosa centri poi l'Afghanistan con Bin Laden?).
Le risorse energetiche non sono infinite, e gli USA le usano in maniera indiscriminata, facendo attenzione principalmente alle agiatezze e allo stile di vita americano. Il petrolio iraqeno ha bassi costi di estrazione, è il più puro petrolio, e l’Iraq è il secondo Paese nel mondo con maggiori giacimenti. Non possiamo permettere un attacco indiscriminato di un Paese contro un altro: c’è la necessità di avere un organismo superiore che controlli l’economia, che intervenga nelle emergenze; nel Messico in crisi si è intervenuti (componente del triangolo USA-Canada-Messico), in Argentina no.
L’ONU è troppo debole, serve qualcuno che faccia da arbitro del gioco per controllare le sorti del mondo. Lo stesso rapporto di rivalità USA-Europa potrebbe degenerare”.
Segue il parere del professore Renzo Crosato: “Al di là di ciò che realmente ci sta dietro, che non è dato a noi conoscere, soffermiamoci sulle cause ufficiali secondo le quali gli USA sarebbero giustificati ad attaccare. Principalmente, si tratta del regime dittatoriale di Saddam da togliere, e del terrorismo internazionale da fermare attraverso l’annientamento delle armi di distruzione di massa. Armi? Gli ispettori le cercano da mesi, e non le hanno ancora trovate. Forse sono state nascoste? Può essere, ma non ci sono prove. Da parte di Saddam, c’è stata anche una certa collaborazione: ha concesso il dialogo con gli scienziati iraqeni, ha concesso il sorvolo degli aerei, ha concesso le ispezioni senza preavviso…e non è stato trovato nulla.
Per quanto riguarda il regime di Saddam, c’è da vent’anni, è stato instaurato dall’Occidente, e in altri 80 Paesi nel mondo vige la dittatura. Annullare la dittatura in Iraq sembra davvero una scusa banale.
E il terrorismo? Come pensare di sgominare una cosa non localizzata attraverso l’esercito? Basta un kamikaze, una valigia, un’idea fanatica…
L’atteggiamento degli USA, che agiscono senza interessarsi alle decisioni dell’ONU, è pericoloso, e io mi schiero contro di esso.
La pace non è un simbolo di parte. Si discute di politica, di votare il Polo o l’Ulivo, non di pace. La pace non si discute e non è politica.”.
Prende poi la parola uno studente (del quale non conosco il nome), che puntualizza il fatto che l’Iraq ha le possibilità per costruire armi di distruzione di massa, quali bombe nucleari o bombe H. “Nel 1969 l’Iraq aveva firmato il trattato di non proliferazione di armi nucleari, ma dopo soli 10 anni lo aveva stracciato. C’era il progetto di arrivare alla costruzione di armi chimico/batteriologiche, e nel corso degli anni la ricerca iraqena è molto avanzata, anche con l’aiuto di scienziati russi, americani. Quindi le armi potrebbero esserci, ma hanno fatto sparire i pezzi. La possibilità di usarle da parte dell’Iraq c’è, e quindi bisognerebbe trovarle, ma non è possibile: andiamo con i piedi di piombo.
Riguardo la posizione italiana, ci sono dietro sicuramente interessi, ma gli USA fanno pressioni. La Francia è contro perché è autosufficiente”.
Una ragazza scende dagli spalti: “La Germania e la Francia non sono contro la guerra per autosufficienza economica, ma per la stessa ragione degli Usa: il petrolio che i francesi hanno in Iraq.”
Poi, parlando delle bandiere della pace (delle quali si è detto che fossero da togliere per legge, e che fossero uno strumento elettorale della sinistra), è stato proposto di fare qualcosa di più concreto, come una raccolta firme a favore della pace.
Quest’assemblea è stata quindi molto interessante, perché ha toccato varie problematiche e contraddizioni di questa guerra. Possiamo dire che dopo quel dibattito conosciamo meglio la situazione e le condizioni storiche, abbiamo le idee più chiare a proposito di questo ingarbugliato panorama internazionale.
Sappiamo però poco di come noi studenti dell’ITIS ragioniamo, quali sono le nostre idee, se tutti siamo uniti per la pace. Credo che la pace dovrebbe essere un dogma assoluto da insegnare a scuola, eppure, visitando il forum, mi rendo conto che tanti studenti, sedicenni o diciottenni come me, la pensano in maniera opposta. Sono carichi di odio e di voglia di fare la guerra…e mi rendo anche conto che quelle persone non hanno preso in mano il microfono difendendo davanti a 1000 persone il loro pensiero bacato, che perde ogni consistenza di fronte alla storia e al buonsenso. 


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