31 ottobre - San Giuliano
di Tamara Scarton
31 ottobre, ore 11:32, in Molise la terra trema.
S. Giuliano di Puglia, centro in provincia di Campobasso di 1.195
abitanti, riscontra i danni più gravi: il crollo di una scuola
elementare con 26 bambini e una meastra morti sotto le macerie e 2 donne morte sepolte
dalla loro casa.
La
terra trema ancora, a intervalli più o meno brevi, provando, insieme al
freddo e al maltempo, gli 8.500 sfollati.
Alcuni di loro sono stati trasferiti in albergo, bambini e anziani, ma
tanti vivono nelle tende allestite dalla protezione civile.
Man mano che le verifiche dei tecnici e dei vigili del fuoco si
concludono emerge un quadro desolante: l'80 per cento, forse anche il
90, delle case che si trovano su via Vittorio Emanuele, la strada
principale del paese dove c'era anche la scuola in cui sono morti 26
bambini, dovranno infatti essere abbattute, ma solo un crollo effettivo
nella via: la scuola.
E subito è polemica.
Il Governo ha comunicato in via preliminare
l'istituzione di una commissione d'inchiesta da parte del
ministero delle Infrastrutture con il compito di verificare la
correttezza delle procedure amministrative per la costruzione della
scuola Jovine di S.Giuliano di Puglia ed accertare le cause tecniche che
ne hanno determinato il collasso.
Alla Commissione, ha affermato il Ministro dell'Interno Pisanu, e' stato
assegnato il compito di riferire circa la struttura scolastica crollata,
sia sull'iter tecnico amministrativo della concessione e della
realizzazione, sia sui lavori originariamente previsti, sia
delle modifiche intervenute nel tempo.
La
polemica però aumenta e si rinforza alla voce che la scuola, in
partenza, era stata dichiarata inagibile e, solo dopo alcune modifiche
strutturali, è potuta essere utilizzata e scoppia quando si viene a
sapere che pochi anni dopo di ciò l’edificio viene innalzato di un
piano per poter ospitare più classi.
E agli occhi dei genitori di figli che ormai non ci sono più,
l’inchiesta dello Stato sembra non muoversi, e, se c’è chi si
rassegna dando la colpa alla strana terra dove vivono, che, fino ad
allora, non era nemmeno mai stata considerata a “rischio terremoti”,
c’è chi urla all’inadempienza, chi accusa i costruttori… chi
chiede vendetta.
Nel frattempo il terremoto in se, e quindi i paesi distrutti e le
famiglie rimaste senza un tetto, passano in secondo piano davanti alla
rabbia ed al dolore per quei bambini, per quella scuola che proprio non
doveva crollare.
E, forse, non è del tutto giusto dimenticarsi che ci sono altre persone
che soffrono.