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Salvaguardare il dato estetico di quel prodotto dell'operare umano che continuiamo a chiamare artistico, anche nei linguaggi delle avanguardie presenti; comunicare l'intera significanza dell'opera, dal progetto al compimento, nascondendo l'iter processuale ma non svilendo l'imprinting creativo vissuto come gesto/evento, non appagante se non extrasensibilizzante; mediare tra le potenziali spinte ideative, anche fortemente trasgressive, e i condizionamenti agenti nel mercato e nel gusto corrente, nella convinzione della possibilità eidetica del fare artistico: questi alcuni imperativi, direi la sfida e non solo dichiarazioni di poetica o calcolate apostasie, che presiedono alla lunga pratica artistica sulla scena romana di Carlo Cusatelli, figlio d'arte, ma autonomo dal padre Vittorio dopo. l'iniziazione.

In possesso di valenti tecniche che spaziano dalla pittura "incisione, dalla scenografia alla multimedialità, affiancate non surrettiziamente da studi e ricerche teoretiche sui complessi risvolti sociologici nelle Arti Visive e da esperienze come didatta e organizzatore di 'eventi', il maestro ha direzionato da qualche anno il suo discorso pittorico sul «Frottage" che è insieme sapiente tecnica quasi da encausta e felice scelta inventiva.

Cusatelli trova e cattura alcuni segni dell'agire umano 'nello spazio urbano, sopravvissuti allo scorrere del Tempo e ancora capaci di stupire per la loro semplicità, Funzionalità e bellezza.

Il repertorio più ricorrente comprende 'Tombini' e 'Sampietrini', 'GAS- SPQR-, "Fronti" di sarcofagi strigilati, 'Ornati' Coppedè, 'Modanature' inebrianti. Queste membra disiecta sono calcate e restituite dall'artista come icone di folgorante percettività, che lentamente sollecitano un immaginario in perdita e inoltrano il riguardante più attento a pensieri sublimi.

Roma,

Ottobre 2000

                      Giuseppe Cordone Storico dell'Arte