Bambini Schiavi del cacao
Chi beve cacao o caffè, beve anche il sangue di bimbi che portano sacchi di sei chili sulle spalle
18-04-2001 - Fonte: Ilnuovo.it  

 

 

 

Sono almeno 15mila i bambini sotto gli 11 anni che vengono trasferiti a forza dal Mali alla Costa d'Avorio. Venduti dai genitori per 30 dollari.
E sfruttati nelle piantagioni di caffé e di cacao.

Sono piccoli schiavi neri venduti ad altri neri più ricchi.
Costano trenta dollari Usa l’uno e sono almeno 15mila, secondo la polizia del Mali, ma stime esatte non esistono.
Il loro unico compito è di trasportare e lavorare il cacao per trasformare la polvere del cioccolato.
E’ una delle tristi storie della globalizzazione e questa volta i bianchi non c’entrano, almeno direttamente.

Ad alimentare questo esodo forzato è invece la logica del mercato del cacao, uno dei prodotti naturali più trattati nelle borse merci del mondo.
La BBC conduce da mesi un’inchiesta su queste nuove forme di schiavitù nell’Africa sub-sahariana e ora ha presentato un reportage impressionante dal Mali, uno Stato stabile, ricco di turisti francesi e in decollo economico ma dove si vive ancora con un dollaro Usa al giorno.

Il traffico dei bambini nasce da questa miseria senza uscita, ma si alimenta nella malavita locale.
I bambini di Sikasso, un paesino, sono ad esempio solo nomi su un registro di scomparse.
La polizia sa per prima che sono stati rapiti ai loro genitori per 30 dollari Usa.
E’ il capo della polizia stessa ha confermato che è un’autentica tratta degli schiavi.
Curiosamente la storia si ripete, perché il percorso di questi schiavi è lo stesso di secoli fa, quando finivano in America: ora vanno nella ricca Costa d’Avorio. E lì restano per portare e sgrezzare il cacao appena raccolto.
Sono tenuti prigionieri in fattorie e picchiati duramente se tentano di scappare.
Molti di loro sono sotto gli undici anni.

I pochi dati disponibili su questo schiavismo attuale vengono dalla associazione Save the Children Fund che ha raccolto testimonianze su piantagioni di cacao, caffé e anche fattorie normali.
Il punto di raccolta allestito per gli scampati resta però vuoto.
Malick Doumbia, uno sfuggito diventato nel frattempo adulto, dice che solo in casi sporadici i bambini riescono a fuggire.
Non è retorica a questo punto aggiungere che sulle confezioni di cacao o cioccolata nei supermercati non esistono informazioni sui luoghi di produzione.

L’invito di Salia Kanté di Save The Children Mali è di fare conoscere questa realtà, così come avvenuto per i capi di abbigliamento o gli articoli sportivi in Asia. “Chi beve cacao o caffé, beve anche il loro sangue. E’ il sangue di bimbi che portano sei chili di cacao in sacchi che coprono le loro spalle”.

A muovere tutto è una disperata sete di denaro: tanti bambini sono in realtà venduti da parenti o loro amici in Mali.
L’aspetto più grottesco è che gli schiavi hanno assoluto divieto di chiedere soldi per un anno e se lo fanno vengono picchiati.
E, ultima nota, le multinazionali che producono cacao non hanno voluto aderire (ovviamente) a questa campagna di Save the Children Mali.

di Carlo Gregori.

Se siete interessati ad altre notizie di questo genere visitate il sito PromiseLand  da dove è tratto questo articolo:

 

 
Angels Fashions | La tua Mascotte | Cucina: Gustose Delizie | Guadagna con gli SMS | Guadagna con il tuo sito | Test sei un tipo disponibile? | Guadagnare navigando | Si, Viaggiare l Guadagnare ricevendo E-mail

Altri Link da non perdere:

S.O.S. EMERGENZA  Canile di Tolfa

Fermiamo lo Sterminio nel canile di Olbia

Ricerche di Bambini scomparsi

Aiutare i reparti pediatrici italiani

   
Il Ciai - Centro Italiano Aiuti all'Infanzia e' un'associazione fondata nel 1968 con lo scopo di sostenere e divulgare il diritto di ogni bambino, ovunque sia nato, a crescere con l'amore di una famiglia.