ItaliaSandro Bassetti, Castello Monaldeschi della Cervara, 05010 Monte Rubiaglio (TR), Italia. info@sandrobassetti.it Comunità Europea

Stemma dei nobili Baschi
 

Baschi, storico centro medioevale arroccato su uno spuntone di roccia, a picco sul Tevere, trae origine da insediamenti etruschi in contatto con l'antica Orvieto. L'attuale denominazione si suppone derivi da un progressivo mutamento che dal "vasculum" latino ("vas"=vasca) abbia condotto a "Vasculi" (gli abitanti), poi a "Vaschi" ed infine, come documentano alcuni testi medioevali ed altri di più recente datazione, a Baschi. Antichissime sono le origini di Baschi: basti pensare agli oltre due chilometri di cunicoli e grotticelle presso la Gola del Forello, con reperti del neolitico, o alla necropoli proto-umbra di San Lorenzo, oggi quasi interamente in territorio di Montecchio e riportata alla luce grazie ad una sapiente campagna di scavi. L'insediamento umano prosegue con continuità ed è testimoniato dal ritrovamento dell'ascia dell'età del Bronzo finale conservata a Roma al Museo Pigorini ed il bronzetto di Marte conservato a Pesaro ai Musei Oliveriani. L'importanza della Baschi romana è testimoniata da due reperti archeologici di indubbio valore: il frammento bronzeo "Fragmentum Tudertinum" con impresse regole di diritto "Lex Tudertina", portato alla luce nel 1719 dall'arciprete Giovanni Nicola Pennacchi, in zona Molinaccio, e una statua del dio Tiberino il cui basamento è ancora oggi visibile all'ingresso di Baschi. Numerosi sono i reperti archeologici rinvenuti sul suo territorio, a Civitella del Lago, un anello in bronzo e iscrizioni funerarie, a Scoppieto, una villa romana con annessa fornace per la cottura di stoviglie e vasellame, a Corbara i resti del Porto romano di Paliano, e adiacente a Baschi stessa, presso il Fosso della Macea dove è stato rinvenuto un sepolcreto con tombe a fossa del VI secolo d.C., la necropoli di San Lorenzo e di Copio, l'urna ellenistica da Acqualoreto, la villa e la necropoli di Salviano, il complesso produttivo e un'ermetta marmorea raffigurante Dioniso di Scoppieto, la tavola bronzea dalla località Molinaccio, i materiali di età romana di Civitella del Lago e quelli di Baschi, le necropoli romana e barbarica in località Le Macee.

Nelle vicinanze di Baschi, in località Scoppieto, è stata rinvenuta nel 1993 un'antichissima fabbrica di ceramica romana dagli scavi condotti dalla prof.ssa Bergamini dell'Università di Perugia. La lavorazione e la decorazione delle terrecotte, di antica tradizione nella zona, particolarmente radicata nella vicina Orvieto, trova, grazie a questo ritrovamento archeologico, una conferma ulteriore a ritroso nel tempo. La fabbrica appartiene a due fratelli, Lucius Zosimus e Publius Avilius Zosimus, che firmano le loro produzioni, finissima ceramica da mensa, con un proprio marchio. La lavorazione delle ceramiche rinvenute va fatta risalire al I sec. d.C. Gli scavi della fabbrica sono tuttora in corso.

Il complesso fornacale di Scoppieto produce vasellame fine da mensa, lucerne, vasellame da cucina, piatti, coppe, coppette e laterizi. E' costituito da una fornace con due camere sovrapposte, quella inferiore per la combustione e quella superiore per la cottura, comunicanti tra loro tramite larghi fori praticati sul piano di appoggio delle ceramiche, tali da consentire il passaggio del calore. Le ceramiche prodotte a Scoppieto, utilizzando la via fluviale del Tevere, risultano esportate nel corso del I secolo d. C. nelle principali ville dell'Umbria meridionale, a Roma, a Ostia e da qui nelle principali città dell'Africa settentrionale: Cherchel, Costantina, Cartagine, fino ad Alessandria d'Egitto, che finora risulta il punto più a est. Dopo la cessazione dell'attività produttiva, che si colloca tra l'età flavia e l'età domizianea (circa 80-90 d. C.), le strutture pertinenti al complesso vengono utilizzate a scopo abitativo probabilmente fino alla metà del II secolo d. C. o poco oltre. La continuità dell'occupazione del sito è testimoniata dal ritrovamento di monete degli imperatori Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, Vespasiano, Tito, Domiziano, Massenzio, Costantino I, Costanzo II, Costante, Valentiniano I, Valente, Graziano e Teodosio I. Per la dispersione dei materiali archeologici, che nel corso del XVIII secolo investe anche Baschi, i reperti in seguito a varie vicende finiscono in vari Musei tra cui principalmente Pesaro, Roma e Napoli.

La città di Baschi, secondo la tradizione, è stata fondata da Galino o Ugolino di Biscaglia, sceso in Italia al seguito di Carlo Magno, dal 757 all'809, da cui ottiene in dono un vecchio Castello intorno al quale viene edificato il borgo di Baschi. Già dall'anno mille feudo degli omonimi Conti, la posizione strategica lo rende potentissimo ed ambito rivale, ma sottomesso a Orvieto e alleato di Todi: ma questo non impedisce ai Tuderti di saccheggiarlo nel 1315.

 
 

Diviene luogo fortificato nel 1235 ad opera della famiglia Baschi che ne acquista i diritti ed estende la propria influenza su gran parte dei territori circostanti: all'apice della sua potenza questa famiglia possiede 60 Castelli. Tra questi Avigliano, un importante Castello di confine, ambito da Todi che nel 1220 riesce a strapparlo ai signori di Baschi. Un dominio che sta stretto ad Avigliano, che si ribella e torna ai Baschi. Nel 1237 Todi riconquista il Castello e lo rade al suolo: una punizione così dura da far intervenire Papa Gregorio IX che invia un severo Monitorio. Castell'Azzara sul Monte Amiata nel 1297, per un breve periodo, è posseduto dalla famiglia Baschi insieme a San Giovanni delle Contee, Castell'Ottieri e Montorio. Grazie al matrimonio tra Cecilia Aldobrandeschi e Bosio Sforza diviene poi feudo della famiglia Sforza. Nel territorio di Massa Martana il Castello di Mezzanelli fa parte del feudo degli Arnolfi ed è citato in alcuni documenti del 1115 e 1118 con i quali i Conti Ridolfo, Saraceno, Guillelmus, Hugolino, Tebaldo e Bulgarello cedono parte di Mezzanelli e di altri loro possedimenti all'abate Beraldo di Farfa. Appartiene ai Conti di Baschi quindi passa in parte sotto il dominio dei duchi Cesi.

Il nome di Monte Cavallo nel Maceratese viene dato dai Francesi dell'occupazione napoleonica alla comunità che nel medioevo è sorta sulle sparse frazioni di Monsampaolo. Il Castello, poco sopra l'attuale capoluogo, fa parte del feudo dei Conti di Baschi, uno stato ghibellino turrito con merlatura a coda di rondine, che nella prima metà del Duecento si estende in alcune valli del Chienti e del Nera. Nel 1227 i Baschi devono avere cittadinanza e potere a Camerino: tra il 1231 e il 1232 vendono vari Castelli al comune di Camerino e nel 1240, per ampliarsi, distruggono quello di Giove, perno di dominio e difesa. Nel 1259 Camerino viene consegnata con l'inganno da Raniero de' Baschi alle truppe di Percivalle Doria, generale di Manfredi, che muove da San Severino. Dopo alcuni mesi Gentile da Varano raccoglie e guida i concittadini sparsi nelle campagne alla riconquista della città. Ancora nel Maceratese anche il Castello di Pievetorina, con Gallano e Bazzano, fa parte del feudo dei Conti di Baschi.

Il Castello di Montemerano, nel 1274 è già verosimilmente dipendente dai signori dei Baschi, imparentati con gli Aldobrandeschi, come quello di Vitozzo nel 1284. Aldobrandino Aldobrandeschi, infatti, sposa Francesca de Baschi nata 1225. Neri e Bindo de' Baschi, figli di Gemma degli Aldobrandeschi ne consolidano il possesso. Nel 1298 i Baschi si sottomettono all'alto patronato di Orvieto, contro cui però si schierano successivamente (1316-17), insieme agli Aldobrandeschi di Santa Fiora ed ai signori di Vitozzo. Un'altra occasione di liberarsi dalla soggezione ad Orvieto viene offerta ai Baschi di Montemerano dalle ostilità tra Orvieto e Viterbo, con cui si alleano, forti dell'appoggio dell'Imperatore Ludovico il Bavaro. Questi, nel 1328, conferma il possesso di Montemerano, con Manciano, Montauto e Saturnia, a Ugolinuccio dei Baschi. L'autonomia del Castello dura pochi anni e fra il 1331 e il 1334 Montemerano è di nuovo sottoposto alla sovranità di Orvieto. La progressiva decadenza politica degli Orvietani ed il conseguente allentarsi dei vincoli di soggezione da questi portano alla cessione del Castello, nel 1382, alla Repubblica di Siena, che ne potenzia gli apparati difensivi costruendo una nuova rocca facendone un importante polo fortificato presso i confini meridionali dello Stato.

Tra le più fosche figure del clan spicca Bindo da Baschi, detto Pastacalda per il carattere irascibile e propenso a prendere fuoco. Giovanissimo sale a capo della più grande Lega Ghibellina dell'Umbria e giovanissimo trova la morte, a 27 anni, trucidato dai Guelfi. Nella guerra tra Perugia e Todi sono presenti nelle fila di quest'ultima Bindo da Baschi ed Ugolinuccio da Baschi che nell'agosto del 1310 viene fatto prigioniero nella battaglia di Ponte Rigo-Monte Molino. I Tuderti, fra morti e feriti, subiscono la perdita di 600 uomini. Nel gennaio del 1313 durante la guerra tra Firenze e Lucca, Bindo da Baschi combatte per quest'ultima nella battaglia di Colle Val d'Elsa. Fra i lucchesi e gli altri ghibellini sono uccisi 400 uomini.

La famiglia Baschi è composta da due rami principali in lotta tra di loro: i Baschi ed i Baschi-Carnano. Già nel 1200 si parla di forti dissensi tra i due rami del casato. Nel 1212 interviene Francesco d'Assisi per placare le loro ire, ma agli inizi del 1300 la rivalità si riaccende maggiormente. La loro indole fiera e bellicosa li porta nel secoli XIV e XV ad alimentare una faida che culmina nel 1553 con una vera strage fra consanguinei: Bernardina Vitozzi e tre dei suoi figli sono trucidati da Attilio dei Baschi di Carnano. La vicenda solleva molto scalpore, tale che il Legato Pontificio di Perugia condanna a morte gli omicidi, fa distruggere il loro Castello e confisca tutti i beni dei Baschi di Carnano che da quel momento passano sotto il dominio della Chiesa. I ruderi del Castello di Carnano si trovano nel territorio oggi del comune di Montecchio, quasi a strapiombo sul Tevere, e consistono in brani del muro di cinta e nell'abside della chiesa di Santa Maria. Il Castello è ultimato nel 1400: imponente, edificato sulla rupe omonima, domina la profonda valle sottostante. Sempre a Tenaglie, viene fatta edificare nel 1370 da Bindocci Neri de' Baschi la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: al suo interno si trovano un fonte battesimale del 1521, una preziosa cornice in marmo del 1408 ed una pala d'altare raffigurante la Madonna del Rosario eseguita nel 1618 da Paolo Sensini.

Tra il 1384 ed il 1442, Baschi si dà i propri statuti comunali e il rappresentante più noto della famiglia, quel Ranuccio che fa edificare la Chiesa e porta il Castello al massimo splendore, ne emana uno ulteriore nel 1575 che ancora oggi è conservato negli archivi comunali. Tale periodo, caratterizzato dai cruenti scontri che oppongono le famiglie dei Baschi e dei Carnano, si conclude con lo sposalizio di Ranuccio, ora possessore di Baschi, con Ippolita di Bourbon del Monte Santa Maria. E' proprio con Ranuccio, tornato ai suoi domini dopo un periodo passato come prigioniero nelle carceri di Castel Sant'Angelo a Roma, che il paese comincia a gravitare su Orvieto, arricchendosi di opere pubbliche e sociali, come il suo palazzo, oggi sede del Comune, e la chiesa di San Nicolò fulgido risultato di Ippolito Scalza, tra le strutture più importanti dell'Orvietano, a navata unica con un alto campanile ed una bellissima lanterna. La Chiesa di San Nicolò, i cui lavori di costruzione iniziano nel 1576 su un precedente tempio risalente al 1200, è opera, infatti, dell'architetto orvietano Ippolito Scalza: conserva ancora un antico organo del XVII secolo, recentemente restaurato, tra i più pregevoli presenti in zona. Un magnifico polittico, da molti attribuito al senese Giovanni di Paolo (metà del 1400) esiste un tempo in questa chiesa, ma ora è conservato all'Opera del Duomo di Orvieto. La famiglia dei Baschi in Baschi si estingue nel 1751 con il Conte Francesco Maria, morto celibe: il ramo francese della stessa casata continua, invece, ad esistere fino ad oggi. Famose sono le lettere di Madame de Pompadour alla Contessa di Baschi che vive alla corte del Re di Francia.

Tornando alla storia della città, questa, nel 1600 entra in possesso dello Stato Pontificio, e da questo è concessa ai baroni Atti di Todi fino alla fine del 1700. Seguono poi nel dominio del territorio i Massimo, il Cardinal Nerli, i Petroni ed infine l'Ospedale dei Pazzi di Roma, il quale eredita da questi ultimi l'ingente patrimonio. Dal 1809 Baschi, Comune del Circondario di Todi, passa prima alla Chiesa ed infine al Conte Cerbelli fino al 1860, anno in cui entra a far parte del Regno d'Italia.

I Conti Massimo di Rignano hanno origine con Massimo (09/07/1588-10/08/1652). Patrizio romano, Consigliere del Popolo romano, Priore dei Caporioni, Magistrato dei Conservatori, Cameriere d'onore e Canonico del Laterano.

Il Cardinale Francesco Nerli, iuniore (12/06/1636-1708), nasce dalla nobile famiglia senatoriale fiorentina dei Marchesi di Rasina. Figlio di Pietro Nerli e Costanza Magalotti, nipote del Cardinale Francesco seniore, studia all'Università di Pisa e si laurea in utroque iure ovvero in diritto canonico ed in quello civile. Canonico alla cattedrale di Firenze va poi a Roma come abbreviatore del parco maggiore nel pontificato di Papa Alessandro VII (1655-1667). Diviene Canonico della basilica patriarcale vaticana l'11 settembre 1661, Vice-Legato in Bologna, nel 1664, Referendario dei Tribunali della Giustizia Apostolica nel pontificato di Papa Clemente IX (1667-1669). Abate commendatario del monastero benedettino di San Lorenzo, Arena, diocesi di Mileto. Abate commendatario del monastero cistercense dei Santi Quattro Coronati, in Cingoli. Eletto arcivescovo titolare di Adrianopoli, il 16 giugno 1670. Nunzio in Polonia, il 27 giugno 1670. Assistente al soglio pontificio, il 14 luglio 1670. Trasferito alla sede metropolitana di Firenze, il 22 dicembre 1670. Nunzio in Francia, il 20 aprile 1672. Creato cardinale nel concistoro del 12 giugno 1673; riceve il cappello rosso ed il titolo di San Matteo in Via Merulana, il 25 settembre 1673. Segretario di Stato, nell'agosto 1673. Partecipa al conclave del 1676. Rassegna le dimissioni dal governo dell'arcidiocesi, il 31 dicembre 1682. Camerlengo del Sacro Collegio dei Cardinali, dal 10 gennaio 1684 fino al 15 gennaio 1685. Trasferito alla sede di Assisi, con il titolo personale di arcivescovo, l'1 ottobre 1685. Partecipa al conclave del 1689. Rassegna le dimissioni dal governo dell'arcidiocesi, il 12 novembre 1689. Partecipa al conclave del 1700. Arciprete della basilica patriarcale vaticana, il 16 ottobre 1704. Opta per il titolo di San Lorenzo in Lucina, il 17 novembre 1704. Cardinale protoprete. Muore l'8 aprile 1708, di un colpo apoplettico nel suo palazzo romano in via Quattro Fontane. Esposto nella chiesa di Santa Susanna, in Roma, dove si tiene il funerale il 10 aprile 1708, viene sepolto nella chiesa di San Matteo in Via Merulana, Roma. Lascia il suo patrimonio all'Ospedale dei Pazzi in Roma, ovvero all'hospitale per derelicti et abbandonati.

I Petroni sono ricchi e famosi in Roma: il loro palazzo, progettato dal noto architetto Ferdinando Fuga, è la sede della Democrazia Cristiana in piazza del Gesù.

 
 

Baschi ha dato i natali ad eminenti figure religiose quali: fra' Michele di Collelungo (1602-1682); fra' Filippo da Baschi (n. 1633); il Beato Ricciero da Muccia (n. 1700); il francescano Alfonso Maria Calandrini (n. 1918). Anche nel campo tecnico-artistico Baschi lascia un forte ricordo di sé in Torino: infatti, l'architetto Ascanio Vitozzi (Baschi, 1539 - Torino 1615), dopo numerosi soggiorni a Roma, è chiamato a Torino da Carlo Emanuele I, che gli affida a sistemazione urbanistica della città. Mantenendo la struttura romana a scacchiera, progetta e inizia la costruzione di piazza Castello e della via Nuova (oggi via Roma), terminata da Carlo di Castellamonte. A Vitozzi si devono anche le chiese di Santa Maria al Monte dei Cappuccini, della Trinità e il Santuario di Vicoforte. Nel campo politico-militare Baschi non è da meno: basta ricordare i già citati capitani Pastacalda, Ugolinuccio, Bindo, Bindocci Neri, oltre che Uguccione da Carnano, capitano di Venezia sotto Bartolomeo d'Alviano, ed i politici Raniero di Ugolinuccio, rettore della rocca di Cesi nel 1322, Vannuccio di Guidone, capitano del popolo di Terni nel 1341.

In Baschi si festeggiano San Longino, il 24 Aprile, la Madonna Addolorata, in settembre, San Niccolò, il 6 dicembre.

Il censimento del 2001 annovera 2.651 residenti, dei quali 1.298 maschi e 1.353 femmine, con una densità di 38,8 abitanti per chilometro quadrato, la superficie comunale è di 68,31 chilometri quadrati. L'altitudine del capoluogo è di 165 metri s.l.m., mentre quella massima del Monte Castellaro è di 861 m.. Baschi è gemellato con Vernoux En Vivarais (F) e conta quattro frazioni: Acqualoreto, Civitella del Lago, Collelungo, Morre. Gli abitanti si chiamano Baschiesi.

Nel territorio comunale è possibile ammirare varie emergenze. Il Santuario della Pasquarella ovvero di Santa Maria dello Scoglio, fondato nel periodo alto medioevale dai frati camaldolesi: il Santuario si trova in una delle zone più belle della regione nei pressi del Lago di Corbara, tra gole rocciose e fitti boschi, offre un impareggiabile spettacolo della natura. Da tempi remoti è meta di pellegrinaggi di una moltitudine di genti il giorno dell'Epifania (l'affresco nell'abside raffigura l'Adorazione dei Magi) e la Domenica dopo Pasqua. Secondo le cronache del tempo, San Francesco edifica nel 1216, sul terreno donato dalla stessa famiglia Baschi il convento di Sant'Angelo in Pantanelli ancora oggi meta di pellegrini. Il Convento di Pantanelli, nella sua meravigliosa ed umile struttura, serba memorie storiche d'elevatissimo valore. Edificato per volere di S. Francesco, in esso sostarono, oltre al poverello di Assisi, Jacopone da Todi, S. Bernardino da Siena, S. Bernardino da Feltre, il Beato Ambrogio da Milano. A poca distanza dal Convento ecco la grotta delle preghiere di S. Francesco e il masso su cui il Santo predicava in mezzo al Tevere; un connubio di natura, spiritualità e semplice devozione. La Chiesa di Santa Maria Assunta e San Valentino di Acqualoreto.

 
 

Nel territorio di Baschi spiccano antichi fortilizi: Acqualoreto, millenario Castello, perfettamente conservato in mezzo a boschi di incanto: Morre con il Castello antico, la chiesa di Sant'Andrea e la sede della comunanza Agraria che cura la coltivazione e la raccolta collettiva delle castagne oggetto di una sagra in autunno; Morruzze coeva di Morre con il suo borgo ameno, la chiesetta di San Giovanni ed il palazzo "Paparini"; Collelungo, con l'antica torre di guardia di Capecchio e la bella torre al centro del paese ed il piccolo borgo di Vagli (un tempo Castello di San Pietro in Valle, donde trae il nome) che conserva l'antica chiesetta di San Pietro. Scendendo dai monti verso la collina si incontra Civitella con il suo palazzo degli Atti, trecentesco Castello comitale tuttora abitato, e l'arco di Diomede Atti. A Civitella ha sede il Parco Fluviale del Tevere e vi si svolge in primavera la Mostra Concorso Nazionale dell'"Ovo Pinto", ossia il tradizionale uovo pasquale dipinto a mano. Nelle vicinanze Salviano, antico e suggestivo borgo soggetto a varie dominazioni e da ultimo passato in proprietà dai Principi Corsini di Firenze cui ancora appartiene ed infine Cerreto con i suoi stupendi vigneti.

Non manca neanche la presenza di viaggiatori importanti in Baschi. L'olandese Gaspar Van Wittel giunge a Roma, all'età di 23 anni, in occasione del Giubileo del 1675, nello stesso anno in cui vi giunge per la medesima ragione anche il suo connazionale Cornelis Meyer, già noto come ingegnere idraulico inventore di macchine e di accorgimenti per la navigazione. Papa Clemente X Altieri chiede a Meyer un parere sul progetto, mai realizzato, di rendere navigabile il Tevere da Perugia a Roma, esortandolo a compiere una ricognizione sui luoghi, risalendo il corso del fiume; l'album di viaggio è illustrato dal giovane Van Wittel, con cinquanta vedutine in inchiostro bruno e grigio acquarellato. I disegni topografici descrivono con esattezza i diversi impedimenti che ostacolano la navigabilità del fiume e le varie macchine escogitate dall'immaginazione del Meyer per porvi rimedio. La prima veduta è quella tracciata a Piedicolla e Piani di Pantane Castel, piccolo paese umbro. Van Wittel volge la sensibilità del suo sguardo indagatore agli aspetti paesaggistici e atmosferici dell'ambiente umbro circostante. Nascono così paesaggi di località fluviali di rara liricità, quali Baschi, Corbara, Ratta de Santi Padri, Rotelle e le due vedutine prese dall'alto di Orvieto ed Orte.