Convegno nazionale dell’autoriforma gentile

Le maestre e il professore

Le scuole dell’infanzia e le elementari sono la parte migliore della scuola italiana e fin dalla fine dell’800 sono principalmente donne, maestre ed educatrici, ad abitarle. Nel nostro incontro vogliamo interrogare le loro esperienze per capire come si è creata questa qualità, e mostrare come tutta la scuola possa cambiare imparando da loro.

Intendiamo così mettere in discussione la tradizionale gerarchia tra i diversi gradi di scuola: al livello più basso la scuola dell’infanzia, al livello più alto l’università. In questa rappresentazione l’idea di fondo è che bisogna man mano emancipare l’insegnamento dai lacci affettivi attraverso cui passa l’apprendimento nell’infanzia, cosa tipicamente femminile ("la maestra" appunto), per passare al sapere neutro condensato nella figura del "professore", considerato più nobile perché più vicino all’accademia e depurato dagli aspetti emotivi e dal mettersi in gioco nella relazione. A riprova, nell’ultima stesura della riforma i riferimenti al senso relazionale dell’insegnamento sono limitati ai gradi "bassi" dell’istruzione; nei gradi "alti" la scuola sembra dover soccombere alla certificazione minuta delle competenze e al tecnicismo esasperato perché lì si giocherebbe il valore supremo del sapere.

L’impraticabilità ormai di questa gerarchia di valori genera oscillazioni inquietanti: dalla politica della pacca sulle spalle al desiderio di ritornare al sette in condotta, cui ha dato voce insistentemente la prima pagina di "Repubblica". Nella contrapposizione fra paternalismo e autoritarismo vengono ignorati gli spazi di libertà che donne e uomini hanno creato autonomamente in questi anni nella scuola e nell’università: una libertà tutta diversa da quella sventolata dall’ideologia neoliberista, che teme la soggettività perché è imprevedibile e non consente di controllare tutto il processo. Mai come da quando è entrata in vigore l’autonomia le scuole e l’università sono oberate da incombenze organizzativistiche che ostacolano le pratiche viventi, fatte di relazioni contestuali, esigenti e alla mano.

Mettere in cattedra le maestre significa rifiutare le gerarchie maschiliste, e riconoscere che ogni autentico apprendimento, indipendentemente dalle età e dalle fasi formative, si fonda sulla qualità delle relazioni e sulla valorizzazione del loro carattere sessuato. Il convegno sarà un’occasione per riflettere sulle forme di autorità e di responsabilità che possono aiutarci a dialogare con le nuove domande di senso delle giovani generazioni, e per dar voce al dissenso non organizzato in modo tradizionale che si è espresso nelle scuole alla ricerca di nuovi modi della politica.

quelle e quelli dell’autoriforma gentile

Roma, 28 aprile, ore 15 - 20 ; 29 aprile, ore 9 - 17

Terza Università di Roma - Facoltà di architettura - Sala Urbano VIII

via Madonna dei Monti, 40 - MM linea B - fermata Cavour

È previsto l’esonero ministeriale per le scuole di ogni ordine e grado con prot. 21/59 A A del 27/2/2001

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