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Senso, conflitto e fegatini di pollo

di Maria Grazia Maitilasso

insegnante scuola superiore

Riprendo dalle ultime parole di Franco Lorenzoni, lui parlava della restituzione di senso agli studenti.
Invece io, proprio dalle suggestioni di stamattina, le riflessioni che faccio sono quelle sul senso che per me ha il mio lavoro e sul senso, il valore aggiunto di senso che mi dà il movimento dell'autoriforma. Trovo che il movimento dell'autoriforma metta in parola il senso del mio lavoro e ne riveli l'origine che molte volte anche noi perdiamo perdendone il senso. Gli interventi delle maestre delle scuole elementari e degli asili nido mi hanno detto di più di ciò che si dice nel movimento sindacale o nel movimento di critica alla riforma dei cicli. Parto da un esempio lontano. L'umore nero che vivo, assieme ai colleghi della mia scuola, sta nell'oscillazione fra una grande depressione che si manifesta come resistenza per la difesa dei diritti che già abbiamo, come critica a tutte le riforme, al peggio che incombe su di noi e sta per accadere e si prefigura e, dall'altra, di più, la consapevolezza delle piccole rivoluzioni simboliche, i piccoli conflitti che il nostro lavoro (che secondo me ha un segno femminile), che il movimento dell'autoriforma riesce a portare nelle scuole. Vorrei partire da un fatto di cronaca, riportato dal Manifesto, che è accaduto una ventina di giorni fa. È una storia di galline, di fegatini di pollo che riguarda un'operaia di Brescia licenziata perché si rifiutava di eseguire l'ordine del caporeparto di non selezionare i fegatini di pollo destinati all'alimentazione umana perché in contraddizione con le direttive del veterinario. Io vedo che lì si pone non solo una questione sindacale, di difesa dei diritti, ma una questione di soggettività: questa operaia si esprime nel fare bene il proprio lavoro. La motivazione dice: "Prendiamo atto che lei ritiene di poter avocare a sé, addirittura, competenze di medicina veterinaria, e di assurgere al ruolo di paladina dei consumatori e delle loro delle famiglie. Dimentica che lei è semplicemente addetta alla raccolta dei fegatini". Sull'accaduto c'è un articolo di Manuela Cartosio che riporta l'intervento di Oriella Savoldi della CGIL di Brescia la quale dice che l'operaia interroga i comportamenti di chi produce. Tiene insieme il problema del lavoro e di che cosa si mangia. In questa operaia c'è una tensione a non spegnere l'interrogativo di senso. Per 1.400.000 lire al mese, a lei non è richiesto l'atto del pensare. Questa donna, e in questo io vedo una modalità di essere donne nel lavoro, come era evidente negli interventi delle maestre di ieri, vive una esperienza simile alla nostra che nella scuola mettiamo la nostra vita, il privato, le persone amate e poi ci succede, come raccontava Cristina, di riportare fuori dalla scuola, con le persone amate, tutto quello che succede nella scuola. La cosa interessante è la capacità di mettere in parola queste modalità, questo di più che io ho ritrovato in alcuni interventi che il Manifesto ha il merito di aver fatto conoscere. C'erano degli articoli di Loris Campetti che faceva una riflessione rispetto a questo fatto di cronaca sindacale dicendo che dove non ci sono diritti per i lavoratori non ci sono i diritti per i consumatori. Anche il segretario della CGIL, a proposito di questo fatto, ha detto che è necessario riprendere il controllo operaio sulla produzione. Così noi rimaniamo nella logica dei diritti e del controllo, queste sono parole che ancora non dicono della modalità, del di più, dell'andare oltre, del segno femminile che le donne mettono nel lavoro, mentre è importante che ci sia e il fatto che ci sia qualcuna che dica agli uomini questo di più come è accaduto nel dibattito del Manifesto.
Nessuno sogna di negare che la scuola deve essere centrata sull'ascolto, ma quando questo viene tradotto nel linguaggio ministeriale, burocratico, ecc., perde di senso. Il movimento dell'autoriforma mi aiuta a ritrovare l'origine e a capire che le forme del conflitto non possono avvenire solo all'interno di un linguaggio sindacale che difende i diritti, difende ciò che c'è già, né possiamo schiacciarci all'opposizione contro la riforma dei cicli mentre ci sono conflitti e rivoluzioni simboliche come quelle che sono accadute ieri qui.

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