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Mia madre faceva la maestra

di Rosanna Macrillò

insegnante di scuola media

Sono molto contenta di essere stata invitata a questo incontro dell'autoriforma, credo che sia un salto di qualità importantissimo, io l'avevo già sostenuto tempo fa ad uno dei primi incontri che ci sono stati.
Volevo raccontare una piccola esperienza che mi riguarda, e che può spiegare i motivi che mi fanno dire questo, partendo dal mio punto di vista di professoressa con la laurea, figlia di una donna che è stata una maestra per 30 anni, senza laurea.
Vorrei legare questa mia esperienza di professoressa, partendo da alcune difficoltà, che nella mia scuola abbiamo avuto, nel creare dei raccordi di continuità didattica con le maestre elementari, perché voi sapete quando si fa la programmazione della scuola media è necessario incontrarsi con le maestre per vedere un po' quali sono le attività, le difficoltà che il bambino può avere, e fare quindi un inizio di programmazione congiunta.
Ogni qual volta ci siamo incontrati, soprattutto dalle insegnanti di italiano, è venuta fuori una presunta superiorità, accusano infatti sistematicamente le maestre di non aver insegnato bene ai bambini a leggere e a scrivere.
Ora io vorrei capire se questa colpa è da attribuire alle maestre, o se siano le professoresse a ritenersi superiori.
Nonostante io non sia un'insegnante di italiano, bensì di matematica e scienze, il nostro primo compito è quello di insegnare la lingua, è un imperativo dettato dai programmi della scuola media.
Queste insegnanti di lettere sono laureate in lingua italiana, conoscono la letteratura, ma non conoscono le strategie, i modi per star vicino a questi bambini e bambine per fargli capire che la scrittura e la lettura non sono alte, lontane dalla loro vita, dalla loro esperienza pratica, come voi insegnate dalla scuola elementare e come mia madre per anni ha insegnato.
Io sono venuta qui con questa emozione forte, anche come segno di riconoscimento per la vita di mia madre, perché ha perso la memoria e non ricorda più i suoi alunni e le sue alunne, ma ogni volta che qualcuno di loro la incontra per strada, la chiamano da lontano, l'abbracciano e la baciano perché riconoscono l'importanza che lei ha avuto per loro.
Anche bambini handicappati, che lei ha avuto durante i suoi ultimi 2 anni di insegnamento non hanno mai avuto bisogno dell'insegnante di sostegno, la maestra era lei.
Ho detto questa cosa anche in relazione al fatto che con la mia collega insegnante di italiano abbiamo pensato, proprio partendo da queste difficoltà, di costruire un percorso, in modo tale da portare i bambini e le bambine fuori dalla scuola, fuori dai libri di testo.
Portandoli fuori, facendogli leggere la realtà circostante, cerchiamo di creare in loro nuovi stimoli, e devo dire stanno venendo fuori delle cose molto interessanti. E i bambini hanno dimostrato non solo di saper leggere, ma anche di saper scrivere molto bene.
Quindi è importante riabituarli a vedere la vita, il mondo. Io penso che noi insegnanti di scuola media dobbiamo proprio imparare dalle maestre quello che mia madre faceva quando insegnava con il metodo globale: andare fuori, guardare la natura, guardare la realtà, studiare l'esperienza e cercare di descriverla. Prima con i disegni, poi con le letterine, poi con le parole, poi con il discorso e non si sa perché questi bambini erano bravissimi in italiano.
Mi sono resa conto, e devo ringraziare Cristina che me l'ha fatto capire stasera, che anche io posso essere un'insegnante a 360 gradi, cioè posso essere una maestra anche se insegno matematica e scienze, perché queste due materie le devo insegnare con le strategie e i metodi che sono quelli della conoscenza vera. La ricerca, la curiosità, l'essere insieme ad instaurare metodi di apprendimento sono cose che giorno per giorno ti accrescono.
Sono anche molto contenta, e lo devo dire, di questa modificazione dei progetti che ha fatto De Mauro; credo che sia una spinta che viene data agli insegnanti, in questo caso alle professoresse di ritornare ad essere un po' maestre. Infine voglio aggiungere che io sono una di quelle che, anche se passano le leggi, rimarrò nella scuola cosiddetta di base perché fortunatamente non ho l'autorizzazione per la cosiddetta secondaria.

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