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Saper stare vicino all'inizio

di Cristina Mecenero

maestra elementare

Parlo da maestra… non da insegnante, ci tengo a sottolineare la differenza, e non voglio spiegare più di questo.
Ho cercato per giorni un'immagine per iniziare questo intervento perché sentivo intuitivamente che solo con una immagine avrei potuto dare un segno, mettere me e tutte e tutti voi che ascoltate in una certa disposizione, a partire da un certo angolo di visuale, altrimenti sarebbe stato come se niente fosse, come se ciò che diremo noi tre qui, messe in cattedra, fosse una qualunque relazione in un qualunque convegno, e solo per caso una relazione di tre maestre elementari, non maestri.
Come sto da maestra in questa operazione simbolica per cui sono qui in cattedra? Ci sto e non ci sto, mi verrebbe da scendere e stare tra voi, a questo punto potrei dire è per deformazione professionale che verrei lì tra voi, e forse in questa questione della de-formazione c'è molto che ci riguarda come maestre. Per tenere fede a quanto faccio nel mio mestiere oggi non verrò lì fisicamente, ma verrò lì nell'altro modo che pratico spesso con le creature, chiedendovi di lasciarmi incontrare dalla vostra immaginazione, vi sto chiedendo infatti di visualizzare quanto sto per dirvi, proprio di immaginare la scena.
Togliete le donne dalla scuola dei gradi più bassi di istruzione… metteteci solo uomini, oppure non metteteci nessuno. Togliete le madri e togliete le maestre, cosa ne sarebbe della società? Cosa ne sarebbe dei bambini e delle bambine? E di voi che venite dopo?
Vi chiedo di visualizzare quanto sto per dirvi…fate fino in fondo almeno nella fantasia quell'operazione che è già in atto ma soltanto per ipocrisia a metà, portatela fino in fondo. Spazzateci via, spazzateci via come fanno nella ricerca universitaria, che chiamano così ma che è sempre formazione perché noi siamo sempre da formare, non abbiamo forma, a tratti sembra che riusciamo a prenderne una ma subito dopo ci si accorge che rimaniamo troppo indefinite, troppo poco delineate, preparano per noi guide, guide di ogni tipo, non c'è mai fine a questo bisogno di dirigerci, di accompagnarci con istruzioni, con azioni ben precisate da seguire passo dopo passo. Spazzateci via e rimanete un attimo in ascolto del baratro, del vuoto… dalla madre al niente… perché lì siamo noi insieme alle educatrici, alle maestre della scuola materna, in un percorso di genealogia femminile veniamo subito dopo la madre, subito dopo essere accompagnati alla nascita, alla vita.
Siamo quelle che fanno e dicono cose elementari, con le piccole e i piccoli di questo mondo e che pure bisogna sempre istruire.
Non abbiamo forma, come non ce l'ha la madre che, vaga, rimane nell'ombra dell'inizio sempre dimenticato, siamo sempre troppo poco, poco brillanti, poco autorevoli, poco visibili, poco acculturate.
Chi si occupa delle bambine e dei bambini, della crescita, di dar cura, di dar senso, di dar parole, dell'infanzia , tolta la madre e altri affetti legati alla cerchia familiare, chi ci prova con impegno e serietà, con amore e dedizione? Chi riesce a stare vicino all'inizio, ad avere presenza, ad avere continuità, ad avere senso di sé, chi ne fa un pezzo della sua vita così intrecciato con tutto il resto che a separarlo se ne avrebbe qualcosa che non c'è? Spazzateci via adesso, mentre ci vedete qua sedute, siamo qui e dietro di noi intere fila, schiere, le scuole elementari, le materne, gli asili nido, sono nelle mani di queste donne che vi sto chiedendo di cancellare totalmente per un attimo, noi non ci diciamo, noi non interveniamo, non dialoghiamo con la scena pubblica, quindi potete farlo in un certo senso con il nostro beneplacito…
Ci riuscite?
Ciò che ascolterete è un unico pezzo, ma differenziato nelle voci, nelle emozioni e nelle atmosfere originali di ognuna; c'è stato uno scambio serrato tra Silvana, Chiara e me in questi mesi per arrivare finalmente qui a prendere parola, i pezzi che leggeremo sono il frutto di questo nostro incontrarci da maestre.
Finalmente qui a prendere parola: dico così perché a porsi in ascolto dell'esperienza femminile nella scuola elementare è questo il dato che si registra: le maestre continuano a tacere. L'interlocuzione con la società, il dibattere sulla scena pubblica, il rilancio delle questioni vitali della scuola, che sono poi questioni vitali per la società tutta, non è affare da maestre, sembra.
Le maestre in silenzio, si potrebbe dire anche in segreto, lavorano, continuano nella loro quotidiana opera di cura, educazione, insegnamento con i più piccoli e custodiscono lì sul campo tesori e miserie di pratiche agite, scelte, pensate oppure solo tentate, abbozzate, a volte copiate, cercando di stare in quel difficile territorio che si viene a creare perché, a differenza degli asili e della scuola materna, sebbene le bambine e i bambini siano ancora dei cucciolini, si tratta anche di istruire, c'è un programma da svolgere, ci sono esami alla fine, ci sono le materie, c'è la valutazione.
Attratte nella sfera del fare, dell'agire, di fronte a contingenze incalzanti, bisogni pressanti delle bambine e dei bambini, un'organizzazione scolastica sempre più complicata, chi finisce nell'area gravitazionale dell'attivismo dai risvolti più o meno positivi, e cioè la stragrande maggioranza delle maestre, finisce anche per entrare nel campo magnetico di una tendenza al silenzio, un silenzio, sembra, irresistibile.
L'occasione di questo convegno ha permesso un coagulo di desideri, di pensieri, di intuizioni nostre: in questo senso ringraziamo chi ne ha avuto l'idea.
E ora provate ad ascoltare

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