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Maestre in cattedra

di Vita Cosentino

insegnante di scuola media

Sono qui per fare le presentazioni. Per questo convegno abbiamo voluto che fossero maestre ed educatrici d'infanzia a cominciare e sono qui al tavolo. Prima di presentarle vorrei dire la caratteristica di questi nostri incontri riguardo l'autoriforma: noi pensiamo e prepariamo soltanto l'inizio, cioè la questione da discutere e alcuni interventi iniziali che la introducono. Tutto il resto, e tutti gli incontri sono andati così, è affidato all'intelligenza che ci vuole, nel momento in cui ci si trova, da varie parti d'Italia, con le pratiche e le riflessioni che stiamo facendo, tutto il resto è quindi affidato a questo pensare insieme. Anche oggi è così e la questione che abbiamo posto nell'invito "Le maestre e il professore" è la questione del ribaltamento delle gerarchie di valore e di senso che ci sono nel pensiero dominante e tuttora operante nella scuola. È una specie di piramide dove abbiamo in fondo le maestre e tutto ciò che gravita attorno ad esse ed in cima il professore e il sapere specialistico. Per fare questo rovesciamento abbiamo chiesto di cominciare alle maestre delle elementari, dei nidi e delle materne. Avremo varie esperienze. Ci parleranno per la scuola elementare tre maestre: Cristina, Silvana e Chiara, che hanno lavorato insieme per preparare questa loro comunicazione e che faranno un intervento a tre voci, poi abbiamo invitato Lucia Bresci di Pistoia e due educatrici di Palermo: Silvia Testa e Teresa Sciortino. I nidi e le scuole materne di queste due città sono ormai famosi a livello internazionale, vengono anche dall'estero a visitarli ed è per questo che abbiamo voluto partire da loro come tipo di lavoro. Prima di passare la parola a Cristina, voglio solo dire che in questo periodo anche la mia scuola è diventata una scuola unica ed io spesso vado alla scuola elementare con il gruppetto delle medie perché mi occupo del giornalino scolastico. E rimango sempre stupita dal clima che trovo in tutte le classi e dalle maestre orgogliose del loro lavoro. Spesso però questo orgoglio si esprime più con lo sguardo, con l'atteggiamento, che con le parole. Sono felice di questo incontro perché qui esse hanno la possibilità di parlare e di essere ascoltate.

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